Non ho dormito per il “rumore” della “musica” che proveniva dal palco allestito tra le case. Sono stanco, assonnato, poco lucido e potrei commettere degli errori.
Sono un chirurgo e adesso devo entrare in sala operatoria. Vuoi essere tu il mio paziente?
Sono un autista di autobus e adesso devo guidare per parecchie ore. Vuoi essere tu il mio passeggero?
Sono un capostazione e adesso devo controllare il traffico ferroviario. Vuoi essere tu il turista che va in vacanza?
Sono un addetto al salvamento e adesso devo controllare i bambini nella piscina. Vuoi essere tu ad affidarmi tuo figlio?
Sono un operaio e adesso devo lavorare con una pressa. Vuoi essere tu il mio familiare?
Sono un manovale e adesso devo montare un’ impalcatura. Vuoi essere tu il mio collega?
Sono un ingegnere e adesso progetto i pilastri di una palazzina. Vuoi essere tu il mio committente?
Sono una persona che soffre all’Istituto San Francesco. Lasciatemi in pace, io da qui non faccio del male a nessuno mentre il palco a cento metri dalle mie finestre con la sua musica/rumore mi sta torturando.
Le libertà di ognuno finiscono nel momento in cui ledono le libertà di altri. Poiché il confine è puramente soggettivo le società civili si sono autotutelate con i loro ordinamenti giuridici. Le istituzioni vastesi, riproponendo fino alle 6 di mattina un evento sorto in altri contesti culturali, hanno scelto di privilegiare alcune libertà a discapito di altre.
E allora ho sognato una città governata da “giovani”, che come i giovani sappiano ideare soluzioni alternative, controcorrente, rivoluzionarie.
Peccato che era solo un sogno. Anch’io sono stata svegliata dalla musica/rumore.
(Comitato SopraVVivere a Vasto Marina)