Quando la locandina diventa killer

La rete s'indigna per lo "strillo" di un quotidiano. Diluvio di proteste, ma non solo

Gianni Quagliarella
21/07/2016
Attualità
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Una locandina si trasforma in linciaggio preventivo. Del giornalismo, più che del giornalista, che, in verità, sa di muoversi su un terreno insidioso. Se ti va bene ti dicono "Bravo, questo pezzo mi è piaciuto", nel peggiore sei tu che scrivi o parli a finire alla gogna, nel tritacarne della rete. Ci può stare, ci deve stare se sbagli, se sei in mala fede, se sai e non scrivi o dici tutto quello che sai. Bene, dirà qualcuno, qual è il problema? Il giornalista, prima degli altri, si assuma le sue responsabilità, come quella locandina di oggi sul Messaggero. Mai, a mia memoria, e scrivo dal 1981, mi era capitato di assistere a un tale diluvio di insulti, di interpretazioni affrettate, di giudizi definitivi. Senz’appello. Altro che liste di proscrizione in Turchia dopo il fallito golpe. L’ottimo Costanzo D’Angelo, che per primo si è indignato davanti all’edicola, ci ha messo involontariamente del suo: un post severo, con puntigliosi richiami al refuso del titolo e, soprattutto, a quella parola: killer. Ha persino sollecitato la rete a dire la sua. Missione compiuta. Poiché il linciaggio continua, vi offro, gratis, la lettura del mio articolo di oggi sul Messaggero. Grazie a chi l'ha letto ed ha avuto parole di rinnovata stima nei miei confronti. Non pochi, per fortuna. Agli altri, prego, lettura attenta, anche del titolo. Quello, come la locandina, non lo scrivo io. Poi, se volete, insultate pure. Io ci metto la faccia da più di 30 anni  e la firma. Per i colleghi delle redazioni centrali che, da lontano, confezionano lo “strillo”, una preghiera: ci riflettano su, usando più attenzione. La crisi dell’editoria ha falcidiato gli organici, facendo calare a volte attenzione e, aggiungo io, tatto, premura per chi soffre. Ai familiari delle vittime di questa tragica vicenda vastese, anche a Mattia e ai suoi, rinnovo umana comprensione. L'ho già detto e scritto: Sono padre anch'io e Dio sa, il sabato sera, con quale angoscia vado a dormire. I miei articoli dei giorni scorsi sono a disposizione. A proposito: leggete prima e poi crocifiggete chi credete. Me compreso. Lo so, la locandina è quella che attira. Ma non basta: non è, la vostra, giustizia sommaria? Grazie.    

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