Pantalonificio d'Abruzzo senza futuro in Val Sinello: la vertenza si sposta al Ministero

Cassa integrazione agli sgoccioli per 96 lavoratori e per gli altri ammortizzatori sociali non mancano le difficoltà. L'azienda vuole chiudere

Michele Tana
27/04/2016
Attualità
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In un crescendo di notizie negative, succedutesi a più riprese negli ultimi mesi, la certezza è che per il Pantalonificio d'Abruzzo, azienda tessile del Gruppo Canali, non c'è più futuro nell'area industriale della Val Sinello a Gissi.

La crisi, già evidente da qualche tempo, ha raggiunto l'apice in un'ultima riunione istituzionale convocata la settimana scorsa presso la sede della Regione Abruzzo a Pescara, della quale ieri pomeriggio si è discusso nel corso di un'assemblea pubblica dei lavoratori, convocata nella sala incontri della Cgil in piazza della Concordia a Vasto.

Al cospetto delle maestranze, la stragrande maggioranza donne, si sono ritrovati i rappresentanti sindacali territoriali Giuseppe Rucci (Filctem-Cgil), Claudio Musacchio (Uiltec-Uil) e Massimiliano Recinella (Femca-Cisl).

L'azienda ha comunicato l'impossibilità di proseguire l'esperienza lavorativa a Gissi, annunciando chiaramente di voler mettere in moto le procedure per la cessazione. Da parte dei sindacati, ancora una volta, posizione spalleggiata dalla Regione, la richiesta di provare a verificare la consistenza di un percorso diverso, provando a cercare soluzioni alternative alla produzione di pantaloni e soprattutto portando la questione all'attenzione del Ministero del Lavoro.

Per 96 lavoratori, di fatto, il presente, e soprattutto il futuro, sono pieni di incognite e disagi, pure considerando la cassa integrazione ormai agli sgoccioli.

Un ennesimo 'colpo' all'occupazione, di donne specialmente, in un territorio già duramente colpito e che ha vissuto, anche recentemente come il caso ex Golden Lady, realtà lavorative assolutamente drammatiche per le conseguenze.

Nel faccia a faccia di ieri Rucci, Musacchio e Recinella hanno riportato i contenuti dell'ultimo vertice e ricordato i passaggi di una vertenza iniziata qualche anno fa con la sottoscrizione dei contratti di solidarietà, la diminuzione costante della produzione, la crisi del venduto e la sospensione delle attività risalente allo scorso mese di gennaio. Qualche speranza per una ripresa non è mancata, ma ora preoccupazioni e tensioni, alla luce delle 'fredde' comunicazioni rese dall'azienda, sono 'alle stelle'. Una situazione di difficoltà che il Pantalonificio, oltre a Gissi, sta vivendo pure nello stabilimento marchigiano di Filottrano.

Una realtà dura, sconfortante e, anche in questo caso, tornano ad essere nel 'mirino' la classe politica di un territorio che, salvo qualche isolata manifestazione di interesse e di vicinanza (come la presenza dei sindaci di Gissi, Monteodorisio e Furci all'ultimo tavolo regionale), ha spesso fatto difetto in termini di proposta e concretezza e, nel contempo, pure l'Associazione Industriali della provincia di Chieti che si preoccuperebbe soltanto, secondo le denunce sindacali, di 'accompagnare' l'azienda nel percorso della cessazione dell'attività.

Insomma, se non dovesse arrivare una svolta, si aprirebbero le porte alle procedure di mobilità e tra quelle 'suggerite' figura anche quella volontaria incentivata, andando a verificare, per ogni singolo lavoratore, necessità, esigenze ed aspettative. Per il Pantalonificio d'Abruzzo, da 25 anni a Gissi, sta insomma suonando il 'de profundis' ed altre professionalità e competenze sembrano ad un passo dall'essere azzerate in un territorio, quello del Vastese interno, che appare in perenne affanno.

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