“La decisione dell'Unione Europea che consente di incrementare l'importazione di 35 mila tonnellate di olio d'oliva tunisino senza dazio, che vanno ad aggiungersi alle 56.700 già previste, rappresenta un campanello di allarme per l'olivicoltura italiana e abruzzese”.
Sottolinea questo l'assessore regionale all'Agricoltura Dino Pepe alla luce del recente provvedimento adottato in sede comunitaria finalizzato a sostenere l'economia dello stato nordafricano.
“Il vero problema – spiega Pepe - non è da ricercarsi nella mera importazione di prodotto (nel nostro Paese la domanda interna è di circa 800.000 mila tonnellate a fronte di una produzione nazionale di 400.000 mila tonnellate di olio, ndr), quanto nella scarsa tracciabilità”. Con il sistema di leggi attualmente vigente, infatti, l'obbligo di “indicare in etichetta la provenienza può essere ottemperato con diciture del tipo 'miscela di oli di oliva originari dell'Unione Europea e non originari dell'Unione' non dando risalto alle molteplici cultivar italiane e abruzzesi, seppur è presente un marchio italiano in bella vista, beneficiando indebitamente della buona reputazione del Made in Italy oleario”.
Per questo è ritenuta di fondamentale importanza la piena attuazione a norme già varate con la cosiddetta legge 'salva olio' Mongiello “che istituisce i controlli per la valutazione organolettica ai regimi di importazione per verificare la qualità merceologica dei prodotti in entrata e parallelamente sviluppare campagne di sensibilizzazione verso i consumatori a scegliere oli DOP italiani o etichettati cento per cento italiani”.
Tutto questo, secondo l'assessore, darebbe risalto all'olivicoltura abruzzese, che rappresenta uno dei comparti economici più importanti: nel territorio si contano 6 milioni di piante su circa 46 mila ettari che rappresentano il 50% della superficie agricola arborea utilizzata, con oltre 300 frantoi e tre Dop presenti nelle province di Chieti (Colline Teatine), Pescara (Aprutino Pescarese) e Teramo (Petruziano delle Colline Teramane).