Il pd ci propina anche l’olio tunisino

L’Europarlamento ha deliberato per il 2016 e il 2017 (con 500 voti a favore, 107 contrari e 42 astenuti) l’importazione di 35 mila tonnellate di olio tunisino in più all’anno e senza alcun dazio.

Giuseppe Franco Pollutri
13/03/2016
Attualità
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L’olio tunisino non sarà buono per le nostre insalate e o bruschette, per quel gustoso e salutare “filo d’olio a crudo” sulle nostre pietanze, ma forse può essere utile a spiegare, ai giovani e non, in che modo e maniera si esercita – senza scampo per i cittadini sottoposti – un potere totalitario conquistato, sia pure elettoralmente, da parte di una o più minoranze.

Giorni fa l’informazione ne dette avvertenza e previsione, oggi l’ennesima fraudolenta imposizione della Comunità Europea è realtà. Il prevedibile danno per i produttori italiani e il loro prodotto di qualità “made in Italy” è  di tutta evidenza: rappresenta una concorrenza sleale, contribuirà ad …oliare le già notevoli frodi che il nostro Paese deve sopportare nel settore agro-alimentare.

PD OLIO

Chi per l’Italia ha ed aveva, ancora in questo caso, il compito di tutelare l’interesse nazionale e insieme quello dei consumatori, ovvero di noi tutti?
Ovviamente i nostri rappresentanti a Bruxelles, e soprattutto il nostro poco amato, ma comunque tenuto in piedi, governo italiano. Per fare nomi dei principali, con chiarezza e doverosamente: a) Paolo De Castro – “Coordinatore  per Gruppo dei socialisti e democratici, della commissione Agricoltura dell’Europarlamento” – che mentre dichiara, senza alcuna percezione del ridicolo un “restiamo contrari, anche se abbiamo migliorato il provvedimento quanto possibile”; b)  il ministro italiano Maurizio Martina, che proprio in questi giorni, intervistato in televisione, da giovane-vecchio della politica, si “compiaceva” della positiva “riscoperta del fare agricoltura da parte dei giovani”, e parimenti si diceva impegnato a difendere gli interessi del made in Italy”! Come abbia posto in essere questo suo ‘proposito’, in questo caso, è sotto gli occhi e nei pensieri di chi ha appena appreso l’ennesimo diktat europeo sull’olio proveniente dall’Africa magrebina. Se sinceramenete contrario, all'imposizione degli euro-deputati del suo stesso partito, avrebbe dovuto dare conseguentemente le sue dimissioni al Renzi.

Vorrei poter aggiungere che, in tema di responsabilità, il Renzi che - dice - "batte il pugno" sul tavolo di Jean-Claude Juncker (un presidente della Commissione Europea eletto con i voti del PPE – Popolari e Socialisti, italiani compreso) per ottenere l’elasticità di bilancio necessaria a finanziare le sue  ricorrenti mance elettorali,  in questo caso proprio non s’è visto e sentito. Forse dormiva, sia pur sempre … ‘correndo‘? No, lui questo provvedimento lo voleva, lo doveva agli altri “Grandi”, e conseguentemente ha voluto che fosse approvato. Ha fatto sapere in uno dei suoi quotidiani twett di governo-nazional-personale che l’Europa deve così “sostenere la democrazia in Tunisia”. E il reddito dei nostri agricoltori? Ovviamente, affar loro…, mentre si dà il caso che chi ha mente libera e nessun interesse personale o partitico da tutelare pensa, a ragione, che la tutela dei molteplici e vari interessi nazionali è il primo dovere di un governante. I nostri politici li eleggiamo per questo, anche se sappiamo bene sulla nostra pelle (… e nell’olio di incerta qualità che invaderà a prezzi stracciati i nostri mercati e le nostre tavole) che la democrazia italiana più che “incompiuta” è variamente ma sempre “di parte”, e tutt’altro che ‘popolare’.

Questo fatto ed episodio – l’olio tunisino impostoci dall’Europa, contro il nostro volere e a nostro danno – può essere un modo ‘illuminante’ per illustrare ai nostri giovani studenti quale sia la natura di una  “democrazia esercitata nelle forme previste”, e in che modo si esercita un potere totalitario conquistato, sia pure elettoralmente, da parte delle  minoranze. Insomma, quel che l’antropologa Ida Magli, recentemente scomparsa e non a caso poco compianta dalla Cultura funzionale alla sinistra, definiva “una dittatura delle minoranze che raggiunge e gestisce il potere utilizzando delle scorciatoie che la maggioranza non può utilizzare: sottrarsi ad un’assunzione di responsabilità diretta sul suo operato”.

G. F. Pollutri

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