Lettera aperta di un sopravvisuto al suicidio

Fra Umberto Panipucci
04/06/2015
Varie
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Non so chi tu sia ne quale sia il peso che ti opprime, sappi però che questa lettera è rivolta a te. La tua non è voglia di morire ma di cominciare a vivere davvero. A scriverti è qualcuno che sa benissimo cosa voglia dire avere davanti a se un orizzonte completamente oscuro, che non lascia nessuna prospettiva, se non sofferenza o assoluto non senso.

So quanto possa essere insopportabile questo dolore, tanto da toglierti il sonno e consumarti la voglia di vivere fino a farla diventare desiderio di non esistere più. Ho la consapevolezza piena di cosa possa essere percepire attorno a se la più assoluta indifferenza. Ti sta parlando un uomo che per puro caso è sopravvissuto al suo stesso tentativo di auto sconfiggersi definitivamente, si, ho provato ad uccidermi ed in quel momento mi sembrava la scelta migliore ma solo perché non avevo compreso una semplice realtà: quello che desideravo non era morire ma vivere davvero.

Tutto il peso di questa voglia di vivere diventava dolore quando restava imprigionata nelle mura di “no”, rifiuti ed ostilità che mi circondavano. Questo succede quando fondiamo le nostre ragioni di vita su qualcosa che le vicissitudini della vita possono portarci via, come un sogno, un lavoro, un progetto. A volte un fallimento può crollare come una montagna su di noi ed alzare tanta polvere da non farci vedere altro che oscurità e macerie, convincerci che nella vita non possa esserci altro che questo è la cosa peggiore che ci possa accadere perché svuota lo sforzo della nostra sopravvivenza di ogni significato. Se però provi ad aspettare solo un altro po', un raggio di sole verrà a squarciare quella coltre che ti nega la speranza e non solo ti verrà la voglia di riprovarci ma comincerai a prenderti in giro per tutto quello che, a volte stupidamente, ritenevi importante nella vita.

Forse siamo noi gli unici responsabili dei nostri errori, forse qualcuno ci ha fatto lo sgambetto ma il senso della nostra vita non può essere legato al successo mancato o riuscito che sia. Siamo persone realizzate se riusciamo ad uscire dalla scena di questo mondo a testa alta, con dignità, soddisfatti dell'idea che abbiamo lottato con tenacia per le nostr idee e i nostri sogni. Tutti i grandi, prima di meritare la gloria che li ha portati all'onore della cronaca, hanno subito umiliazioni e sconfitte, saper perdere è la qualità fondamentale di ogni vincente, sia nel proprio lavoro che, sopratutto, nella vita. Se potessimo parlare con gli analisti dei cosiddetti VIP ci rivelerebbero come l'ebrezza della fama porti chi la vive sull'orlo di un precipizio piuttosto che in cima ad un piedistallo. Anche se la notte è oscura e paurosa, la bellezza e lo splendore dell'alba meritano di essere attese sempre e comunque, perchè poche cose sono certe come il ritorno del sole.

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