Divulgazione storica, riscoperta del dialetto e delle tradizioni locali ed anche elemento di stimolazione di iniziative analoghe.
Questa, in sintesi, la premessa che gli autori del "Lunarie de lu Uaste - Almanacco dei Vastesi" hanno tratteggiato per annunciare la XVI edizione di questa importante pubblicazione, corredata da numerose riproduzioni fotografiche, che, oltre a passere in rassegna, in prosa e in poesia, gli avvenimenti che si sono verificati in città, note e personaggi vissuti nella nostra epoca.
Ieri sera, nella Pinacoteca di Palazzo d'Avalos, la presentazione ufficiale nel corso di una serata condotta dal giornalista Gianni Quagliarella ed intramezzata da canti e simpatiche 'macchiette' di componenti dell'associazione teatrale La Cungarelle.
Gli autori - Giuseppe Tagliente, Paolo Calvano e Fernando D'Annunzio - hanno "rispolverato" dagli inediti fatti accaduti in passato, ma ancora vivi nella nostra memoria mai spenta, i protagonisti che, in tutti i settori della vita pubblica hanno contribuito a "scrivere" la storia di Vasto, per averla vissuta, per averla anche scritta con le loro opere che l'Almanacco dei Vastesi ha voluto fossero rinverdite, se non altro per rendere merito a quanti l'hanno tracciate "con umiltà, con fatica, con tenacia, ma anche con l'unica convinzione di star facendo qualcosa di utile per le nostra città".
E questi intenti sono stati raggiunti perché la pubblicazione, non da ora, entra a far parte di quel patrimonio storico-culturale che fa onore a Vasto e all'Abruzzo, anche perché i protagonisti che l'hanno costruito appartengono alla nostra "gente forte e gentile" per eccellenze che meritano di occupare un onorevole posto nella graduatoria delle lodi che bisogna tributare a quanti ne sono stati parte viva.
E la particolarità della pubblicazione, soprattutto, è quella di contribuire, promuovere e valorizzare il dialetto vastese che, nonostante gli assalti dei vari "ismi" moderni, resiste ed è sempre proiettato in avanti, grazie a quanti lo coltivano e lo difendono,verso un futuro legato indissolubilmente alle nostre radici, alla lingua della nostra gente, di cui occorre difendere gli empiti che appartengono a quella nostra caratteristica "parlatura paesana" meritevole di essere elevata a cultura, quale retaggio ereditato dai nostri avi, che l'umile gente custodisce con semplice, ma strenua lotta per tramandarla alle future generazioni.
Fotoservizio a cura di Massimo Molino