Tra le città di Vasto e San Salvo ci sono diversi collegamenti che si snodano in tornanti immersi nel verde e nelle campagne, o si risolvono nella Statale 16 che costeggia l’Adriatico. Una di queste è l’antico tratturo che dall’Aquila partiva per arrivare fino a Foggia, in Puglia. Oggi è una strada provinciale costeggiata dall’A14, puntellata di case più o meno rade, infarcita di curve ed anche panorama della vita di centinaia, se non migliaia, di persone che la abitano, condividendo disagi e onori della vita in questa terra di mezzo.
Se da una parte il Comune delega alla Regione i compiti di gestione, dall’altra ci si gode la mancanza di densità di popolazione; tra questi abitanti ci sono, com’è ovvio, anche ragazzi. Le esigenze, per loro, spesso sono diverse da quelle di un adulto, ma in una zona come questa possono convergere ed incontrarsi curiosamente. Come vive un ragazzo la mancanza del centro abitato? Come si cresce in un posto che i più non sanno neppure identificare come di appartenenza vastese o sansalvese? Di certo lo stile di vita ed il carattere sono radicalmente differenti rispetto a chi può permettersi di scendere di casa ed incontrare il gruppo di amici del quartiere. Ilenia, tredici anni, residente dalla nascita in questa zona, ha risposto ad alcune domande, tessendo così un quadro di ciò che significa avere tredici anni e crescere tra le campagne, così vicini a due città eppure così idealmente lontani.
1. Descrivi questa zona in tre parole:
Isolata, bella, solitaria.
2. Due aggettivi negativi su tre?
No, solitaria lo intendo in modo positivo.
3. Essendo cresciuta qui e non avendo la possibilità di fare paragoni con altre zone, decideresti, se potessi, di vivere altrove?
A volte ho preso in considerazione l’idea di poter vivere altrove, ma pensandoci finisco sempre per desiderare di continuare a vivere qui.
4. Come mai?
Perché il posto è tranquillo e la zona mi piace abbastanza. Almeno non ci sono vicini di casa e i problemi connessi con il vivere in appartamento.
5. Quindi ti fa piacere poter vivere in un posto dove puoi fare più o meno tutto quello che vuoi senza infastidire nessuno?
Sì, posso ascoltare la musica al massimo volume, posso alzare la voce quanto voglio e non devo preoccuparmi di fare rumore infastidendo gli inquilini del piano di sotto.
6. Quali sono, invece, le difficoltà che hai riscontrato nel vivere qui, nonostante i tuoi tredici anni?
A volte se ordino delle cose da internet il corriere ha difficoltà a trovare la casa lungo la strada, perché ogni due o tre case abbiamo un indirizzo diverso e non è segnalato. Poi mi ricordo quando abbiamo richiesto una pensilina per l’autobus, ci sono state difficoltà per averla, alla fine per colpa di una macchina andata fuori strada è stata anche mezza distrutta.
7. Credi che crescere qui ti abbia donato qualcosa in più rispetto ai tuoi coetanei?
Sì, perché mi ha permesso di crescere in mezzo alla natura, stare a contatto con la campagna e sapere cose sull’agricoltura che molti non sanno. In più, crescendo in questa zona dove i contatti con i miei coetanei sono al minimo, ho sentito di più l’affetto dei miei genitori e ho potuto usufruire di questo amore per trasmetterlo agli altri.
8. E credi possa averti anche tolto qualcosa?
Mi ha tolto la possibilità di poter vedere spesso le mie amicizie e di stringerne di nuove. Uscendo e andando in città ho dovuto imparare a stare fuori casa in quell’ambiente, spesso molte cose che altri già sapevano o già avevano fatto in precedenza per me erano nuove. Per fare un esempio, già solo un paio di anni fa per me è stata la prima uscita in piazza a Vasto da sola, magari per altri era già la centesima, essendoci cresciuti.
9. Parlando più della zona, che della vita domestica e privata, come gestisci le uscite? Pensi ci siano abbastanza mezzi pubblici?
Per me è sempre un problema, di autobus ne passano, anche se pochi, ma l’inverno fa buio presto, non ci sono lampioni e quindi è difficile arrivare alla pensilina sulla strada. Devo affidarmi ai miei genitori per poter arrivare in città senza rischi.
10. Se dovessi muoverti invece in moto, per avere più autonomia, come ti sentiresti lungo queste strade?
Io il motorino lo vorrei molto, solo che la mia maggiore paura è il buio pesto in strada, non vedrei quasi nulla.
11. La strada dissestata è un altro dei motivi? Pensi che in moto, buche di quel tipo al buio, siano effettivamente pericolose?
Secondo me sì, sono molto pericolose, anche di giorno.
12. Da queste parti, che tu sappia, quanti ragazzi della tua età ci sono? Vivono le tue stesse difficoltà?
Quando prendo il pulmino di ritorno da scuola, noi delle scuole medie siamo tanti. Parlandoci so che siamo sulla stessa barca, se non peggio. Alcuni vivono in strade secondarie, a volte ad alcuni manca del tutto internet, a volte non hanno case vicine per centinaia di metri, se immaginassi di vivere lì mi sentirei ancora più isolata di adesso. Casa mia, in fondo, si trova sulla strada principale e anche se sembra poco ho alcuni vantaggi da questa cosa.
13. Per voi ragazzi che vivete qui, c’è a disposizione un punto di aggregazione?
No, non ci sono punti di riferimento, ogni casa è isolata, almeno la maggior parte.
14. Secondo te cosa si potrebbe fare per migliorare la situazione dei ragazzi che vivono da queste parti?
Mi piacerebbe che le strade fossero più curate, che venissero installati dei lampioni, anche perché la notte non mi sento sicura. Poi vorrei un punto di riferimento per sentirci una comunità, invece che una serie di case lungo la strada. Sarebbe buono avere delle pensiline per l’autobus adatte e segnalate. Abbiamo anche grosse difficoltà con la connessione internet, sarebbe l’ideale se potessimo averne una a velocità anche solo normale. Nonostante abitiamo ognuno lontano dall’altro, lungo questa strada siamo in molti, meritiamo anche noi i servizi di una comunità che vive in un quartiere vero e proprio.