Il cervello, i suoi segreti ed un'evoluzione che continua

Riflettori accesi sull'ultimo libro del prof. Guido Brunetti

redazione
26/05/2015
Attualità
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“Quel fascino ambiguo del cervello”: interesse e partecipazione, sabato pomeriggio presso la sede di via Santa Lucia dell'associazione 'Nuova Alba', in occasione della presentazione dell'ultimo libro firmato dal prof. Guido Brunetti, umanista-scienziato, docente universitario e scrittore di origini del Vastese.

E' stata l'avvocato Angela Pennetta, presidente del sodalizio, ad aprire l'incontro, con al tavolo dei relatori, assieme all'autore, il giudice Italo Radoccia, già presidente del Tribunale di Vasto.

Riflettori puntati sul volume di Brunetti, testo che in uno stile gradevole, chiaro e rigoroso - come sottolineato da Giuseppe Catania, responsabile dell'Associazione Vastese della Stampa – offre un aggiornamento prezioso sugli ultimi straordinari progressi delle neuroscienze.

Nel suo intervento Radoccia ha sottolineato come il libro, ricco di conoscenze culturali e neuroscientifiche, sia destinato non solo agli 'addetti ai lavori', dunque a medici e psichiatri in prima battuta, ma anche ad insegnanti e genitori.

La ricerca sul cervello e la mente rappresenta - ha dichiarato a sua volta Brunetti - l’avventura più rivoluzionaria mai intrapresa dalla specie umana, la sfida più affascinante del XXI secolo. Le scoperte in questo campo stanno influenzando - ha aggiunto - ogni area della medicina e il trattamento di patologie psichiatriche e neurologiche, come le depressioni, la malattia di Alzheimer e il morbo di Parkinson, permettendo di sviluppare farmaci sempre più mirati. Questi progressi scientifici stanno contribuendo a cambiare il mondo, a trasformare la società e le nostre millenarie concezioni. Ma occorre promuovere sempre più la cultura nella società, a partire dai banchi della scuola elementare. L’evoluzione culturale con l’evoluzione biologica – ha poi sottolineato - è infatti alla base della sopravvivenza della specie e genera progresso e civiltà, anche se la cultura può pure suscitare ansia e ostilità. Un atteggiamento - ha rimarcato l’autore - definito 'oicofobia', ossia 'odio per la cultura'. Fatto che rivela un complesso di inferiorità, invidia e deficit intellettivo, sociale e morale, un individuo rozzo, un cafone, come aveva già sostenuto il grande poeta latino Orazio: 'Graecia capta ferum victorem cepit' ('la Grecia conquistata conquistò con la sua cultura il rozzo vincitore').

Proprio per questo – ha concluso -, il contributo degli uomini di cultura e di scienza è unico e insostituibile per il progresso e la civiltà”.

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