Per poter rendere giustizia ad uno dei simboli della cultura abruzzese non bastano poche righe su di un quaderno. Non a caso l’opera portata avanti dal giornalista aquilano Antonio Di Muzio, ed edita da Ricerche&Redazioni, consta di circa 600 pagine all’interno delle quali si può assaporare ogni qualsivoglia aspetto del Teatro Stabile d’Abruzzo dalla sua nascita fino al suo declino. Il titolo rende esattamente l'idea del grande lavoro: Il Teatro Stabile d’Abruzzo tra storia e cronaca. A confermare l'importanza del volume è l'introduzione firmata da Dacia Maraini di cui riportiamo un frammento:
«… Antonio Di Muzio è riuscito a raccontare con chiarezza e precisione le tante storie che girano intorno alla nascita del Tsa. Un’opera completa che racconta successi e flop, grandi personaggi e grandi produzioni. Una pubblicazione molto utile. Anzi, direi necessaria. Un lavoro doveroso, inedito, per un ente che è stato fiore all’occhiello della cultura teatrale italiana e internazionale. Il nostro è un paese dalla memoria corta. E invece la memoria è la nostra coscienza storica, come dice Bergson. E io sono d’accordo con lui».
Di fianco alla scrittrice italiana ha donato il suo contributo anche un altro nome importante per il teatro italiano: il professor Ferdinando Taviani, ex docente di discipline dello spettacolo presso l’Università degli studi dell’Aquila che ha firmato la prefazione al volume. Anche in questo caso riportiamo, di seguito, un frammento di tale prefazione:
«… È scendendo nelle miniere che si vede ad occhio nudo che cosa succede là sotto. E si tratta d’uno sguardo affascinante ed osceno. Ciò che è affascinante possiamo facilmente immaginarcelo: ha a che vedere con la ricchezza creativa, la ricerca, la fecondità, la speranza e l’arte. L’osceno invece – inutile illudersi – non ha a che vedere né con la trasgressione o la sensualità. Ha a che vedere non con l’organicità ma soltanto con l’organizzazione, con la morta ipocrisia, con il furto, la prepotenza. Con tutti quei rifiuti tossici che nascondono sotto la coltre teatrale insipienza e rapacità…».
Il libro prende le mosse dalle radici del Tsa, attraverso i fondatori, il ruolo che la politica ha avuto nella sua creazione e, viceversa, la funzione che il teatro ha ricoperto nei confronti della politica, passando, non di meno, per gli anni d’oro della struttura e i costi che vennero affrontati, per le delusioni e gli abbandoni - non a caso si parla anche dell’allontanamento di Antonio Calenda - e giunge, infine, al momento in cui è cominciata la decadenza della struttura, interrogandosi sulla possibilità di riportare il Tsa allo splendore perso. Tutti questi sono i punti focali sui quali si basa il volume che tenta di risolvere gli interrogativi riguardanti l’approdo alla situazione attuale sfruttando numerose fonti storiche. A tal proposito è stata ripercorsa anche la storia del teatro a partire dall’antico territorio di Amiternum fino a giungere a tempi più recenti, quando le produzioni di maggior peso hanno portato la fama del Tsa in tutto il mondo. Il volume che narra queste vicende è il frutto di una ricerca corposa che si è sviluppata nell’arco di 15 anni, intervallando e sovrapponendo la storia del Tsa a quelle del Tadua, dell’Atam, dell’Uovo e dell’Accademia delle Belle Arti, senza trascurare l’esistenza di gruppi teatrali non istituzionali nati spontaneamente nel territorio regionale.
L’AUTORE - Antonio di Muzio (L’Aquila 1964) si è laureato nel 2001 in Storia delle Arti e dello Spettacolo (facoltà di Lettere e Filosofia) presso l’Università degli studi dell’Aquila con una tesi sugli anni d’oro del teatro aquilano (relatore Ferdinando Taviani). A partire dal 1986 collabora con il quotidiano Il Messaggero e nel 2003, con la collaborazione di prof. Ferdinando Taviani e della professoressa Mirella Schino, ha partecipato all’organizzazione degli eventi teatrali curati dai due docenti. A partire dal 2006 ha prestato la sua collaborazione alla cattedra di Psicologia Dinamica nel corso di ‘Cinema e Psicologia’. Le sue attuali pubblicazioni sono: Teatro come terra degli incontri (dialogo introduttivo), Scilla (Rc) 2003, edito dall’Università degli Studi dell’Aquila – Facoltà di Lettere e Filosofia e dal Teatro Proskenion, a cura dei professori Ferdinando Taviani e Mirella Schino; Dario Argento – Autore Cahiers, Ed. Textus, L’Aquila 1999 (a cura di Gabrielle Lucantonio); Viaggio nell’Abruzzo aquilano (collab.), Teramo 2000; Crederci piano piano… Il quinto scudetto dell’Aquila Rugby, Gte Edizioni, L’Aquila 1994.
Nel corso dell’anno 2002 è stato fondatore, insieme all’Università dell’Aquila, all’Istituto Salesiano, il Cgs Arcobaleno e l’associazione Brucaliffo ‘La casa del teatro’, del laboratorio di ricerca teatrale all’interno del quale sono impegnati numerosi docenti italiani al fianco di studiosi internazionali e di studenti universitari.