Renzo Simone, un direttore di banca in pensione di Vasto, ha citato in giudizio il sindaco di Pescara Luciano D'Alfonso. Dal primo cittadino, il bancario pretende (e sarà il giudice di pace a decidere se accontentarlo) il risarcimento per il ''danno esistenziale'' e il pagamento delle spese vive. E tutto per colpa di una multa. Tutto comincia un bel giorno quando l'ex bancario riceve una multa a Pescara. La multa non è stata pagata e così in qualche anno è lievitata e si è trasformata in una cartella esattoriale inoltrata al domicilio del cittadino. E lui, il multato, sarebbe stato ben lieto di pagare quanto doveva, ma ha incontrato sulla strada qualche imprevisto che gli ha reso la vita ben più difficile. ''Mi sono recato a Pescara già tre volte - racconta Renzo Simone attraverso il suo legale, l'avvocato Corrado Squadrone, responsabile dell'Ape, l'associazione in difesa dei diritti calpestati di Vasto - e mi sono dovuto imbattere in una burocrazia incomprensibile''. Simone ritira fuori il vecchio caro slogan del sindaco ''Pescara città vicina'' e sbotta: ''Non è assolutamente 'amica' come vogliono farci credere. Dopo aver individuato dove si trovasse l'ufficio di 'gestione atti' - racconta il malcapitato - in via del Circuito, un posto che, dalle carte in mio possesso, non aveva un numero civico né un numero di telefono, un mio delegato si è sentito opporre da un impiegato che non si poteva pagare subito, ma solo dopo una chiamata telefonica fatta dall'ufficio in cui si fissava la data esatta per la consultazione degli atti. Mi chiedo - conclude il bancario - se questo è' il modo di star vicini al cittadino o se non sia la maniera per aumentargli i problemi''.