Da Vincenzo Bassi, presidente dell'associazione ''F.P. Votinelli'' di Vasto, riceviamo e pubblichiamo: ''Leggendo con interesse il dibattito sorto attorno alla costituzione del Partito Democratico (e non solo), ho espresso alcune considerazioni che qui di seguito mi sono permesso di riportare. Chi partecipa, sia a livello locale che a livello nazionale, all'attuale dibattito politico, sembra sottintendere un concetto: la società italiana potrà potrà beneficiare di un progresso economico, sociale e culturale solo dopo una profonda riorganizzazione dei partiti. In questo modo, infatti, le istituzioni democratiche potranno contare su nuove forze propulsive e dinamiche, i cui effetti benefici si ripercuoteranno sulla società civile. Ciò in quanto i partiti e le istituzioni democratiche si pongono al di sopra della società civile essendone la sua massima realizzazione. A questo punto mi chiedo: è giusta l'analisi sopra riportata, oppure si tratta del frutto di una eccessiva esemplificazione? In quest'ultimo caso mi piacerebbe tuttavia conoscere meglio le idee che i vari osservatori (non solo uomini politici) hanno in merito ad argomenti come: sussidiarietà (orizzontale e verticale) e democrazia partecipativa. Mi rendo conto che si tratta di argomenti non semplici, che difficilmente possono essere trattati nelle nostre sedi in modo completo ed esaustivo. Eppure ritengo che proprio su questi temi si debbano evidenziare le differenze tra le attuali e future forze politiche. A mio avviso, le istituzioni democratiche non sono le uniche forme di espressione della nostra cultura democratica. Esse infatti ne costituiscono solo una (seppure importante) sua modalità di esercizio (c.d. democrazia rappresentativa). Alla democrazia rappresentativa è complementare la c.d. democrazia partecipativa, ovvero una diversa, ma non per questo meno importante, modalità di espressione democratica che pone la persona al centro della società civile e la società civile come veicolo principale per ripensare il ruolo ed i bisogni della persona. La società civile così svolge un ruolo attivo, mettendo ciascun in condizione di leggere ed interpretare meglio la realtà e conseguentemente di scegliere i propri comportamenti, laddove necessario, non sulla base del bene individuale o di un bene (astrattamente) collettivo ma del bene comune. La democrazia partecipativa e democrazia rappresentativa divengono perciò due nozioni tra loro collegate in modo inscindibile; le istituzioni democratiche e con esse anche i partiti (in una parola, la Politica) non esauriscono il compito e la funzione della società civile ma ne sono parte organica, svolgendo ruoli ben precisi, senza poter rivendicare alcuna prevalenza sulla società civile stessa. Fino ad oggi, la Politica ha detenuto il monopolio della programmazione in tutti settori della vita civile: economia, cultura e solidarietà. La società civile, secondo questo approccio, è potuta intervenire solo laddove l'ente pubblico non è riuscito o non è voluto intervenire (cd. principio di surrogazione). Cosa diversa dal principio di surrogazione è il principio di sussidiarietà (art. 118 ult. comma Cost) dove le associazioni, le parrocchie, le cooperative e le formazioni sociali in generale hanno una riconosciuta capacità di programmare gli interventi e le scelte strategiche, di concerto con le istituzioni, che mantengono una funzione di garanzia. Pertanto, seguendo il principio di sussidiarietà bisogna trovare formule diverse da quelle statalistiche e dirigistiche che hanno visto e vedono la Politica come unico strumento di progresso sociale. In questa prospettiva si dovranno proporre esperienze di vita concreta che serviranno alla comunità locale per uscire dal guscio, assumendo la consapevolezza di essere, in quanto società civile, strumento, concreto e pratico, di individuazione del bene comune. L'obiettivo è quello quindi di aiutare i cittadini ad essere partecipi del proprio futuro non solo delegando i politici, ma dialogando con loro. Stimolare la società civile significa perciò gettare le basi perché i cittadini possano costruire tra di loro effettivi i rapporti di solidarietà fraterna. In questo modo si comprenderà meglio che, per ripartire, la società civile (e quindi i cittadini ed i generale tutti coloro che abitano il territorio) deve creare, aiutata dalle istituzioni democratiche, un ambiente di fiducia, contribuendo a fare sistema senza divisioni e conflitti. Pertanto, prima della composizione dei vari partiti e dei loro equilibri interni, poniamoci il problema della società civile e dei suoi componenti: persone, famiglie, associazioni, imprese, parrocchie etc. Solo all'interno di una società civile, capace di esprimersi in modo efficace e virtuoso, anche i partiti e le istituzioni democratiche saranno virtuosi e potranno svolgere le loro funzioni, ben individuate, secondo una logica di servizio e non di assistenzialismo. Questo è d'altra parte il nuovo modello di democrazia che si impone ad una società ''globalizzata'', caratterizzata dalla frammentazione dei centri decisionali (comune, provincia, regioni, Stato centrale, Unione europea, istituzioni internazionali etc), laddove l'importanza del dialogo civile diventa determinante per la riaffermazione del primato del cittadino e, quindi, della persona, contro ogni forma di (neo)statalismo democratico''.