Anche i 'piccoli' alzano la voce. I cittadini di Celenza sul Trigno, Torrebruna, Guardiabruna, San Giovanni Lipioni e di altri comuni dell’Alto Vastese hanno protestato sabato in una strada parallela alla fondovalle Trigno (dopo che la questura aveva vietato il blocco della Statale) contro le politiche della Regione in materia di sanità.
La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata la decisione di chiudere la guardia medica di Celenza. Tra questa, Palmoli e Carunchio ne doveva restare una. Il centrosinistra ha salvato la sede di Palmoli (grazie al primo cittadino di Vasto, Lapenna, presidente del comitato ristretto dei sindaci) e il centrodestra quella di Carunchio (grazie all’intervento di Chiodi): due presidi di prima assistenza distanti solo 8 chilometri che lascia scoperta un’importante fetta di territorio.
«Alto Vastese ignorato dalla politica», «La salute è un diritto di tutti», «Anche l’Alto Vastese fa parte dell’Abruzzo»: sono solo alcuni degli striscioni e dei cartelli esposti che resteranno ben in vista sulla Statale 650 per «iniziare almeno a creare una “cultura” sui nostri disagi», spiega il sindaco di Celenza Andrea Venosini. Durante la mobilitazione di sabato la voce è stata data solo ai cittadini. Un candidato del Pd alle Regionali, Domenico Molino, è stato invitato ad andare via. Dopo tanti anni di assenze bipartisan, non c’è voglia di prestare il fianco alle passerelle elettorali.
È solo il primo atto di una protesta che si preannuncia lunga.
«Per evitare lo spopolamento dei nostri comuni basterebbero i servizi essenziali e un minimo di valorizzazione», spiega uno dei promotori del comitato nato a Celenza sul Trigno, il dott. Marco Spalletta. «Siamo contenti di come è andata - prosegue - c’è stata partecipazione, soprattutto, siamo contenti per la presenza dei cittadini di altri paesi come San Giovanni Lipioni, Guardiabruna e Torrebruna. È quello che vogliamo: dare alla mobilitazione un taglio territoriale e non campanilistico. Il presidio è stato composto e pacifico, nonostante la tematica sensibile e molto sentita».
La mobilitazione non si fermerà qui: «È solo il primo passo, già nei prossimi giorni ci saranno incontrianche con altre associazioni del territorio per decidere quali iniziative intraprendere. Innanzitutto bisogna portare a termine la raccolta firme; siamo arrivati già a 600».
Antonino Dolce