Nel parcheggio della Sevel solo auto Fiat, scatta la protesta

La Fiom-Cgil alza le barricate e punta l'indice contro la dirigenza

a cura della redazione
15/03/2014
Attualità
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La Fiom-Cgil alza le barricate alla Sevel di Atessa.

La fabbrica più grande dell'Abruzzo - attualmente occupa circa 6mila dipendenti - che produce i furgoni Ducato si appresta a mettere in pratica il provvedimento della dirigenza per quanto riguarda i parcheggi aziendali.

Dal prossimo 17 marzo, infatti, solo gli operai che hanno un'auto del gruppo PSA e Fiat Chrysler potranno entrare nell'area aziendale. Un provvedimento sicuramente non nuovo e già applicato in altre realtà del gruppo sparse in Italia, ma che già sta sollevando polemiche e dubbi.

La zona industriale della Val di Sangro, infatti, non dispone di aree attrezzate esterne al grande stabilimento e per la Fiom-Cgil «a preoccupare è chiaramente la destinazione delle centinaia di auto che dovranno essere lasciate all’esterno dell’Azienda, dove chiaramente posti per sostare non vi sono. Bisogna pensare alla mobilità che intorno allo stabilimento di Atessa si produce durante la giornata, centinaia di auto, decine di pullman, migliaia di pedoni, lavoratori che a piedi attraversano le strade adiacenti la Sevel».

«Chiaramente - continua il segretario provinciale dell'organizzazione sindacale, Davide Labrozzi - la Fiom coinvolgerà il Prefetto, il Comune di Atessa, la Provincia, la Regione ed il Consorzio Industriale, organi che dovranno affrontare il problema per capire come governare gli effetti devastanti che da questo provvedimento scaturiranno. Questa determinazione aziendale è inopportuna e sbagliata, è incoerente con le politiche globali professate dalla Fiat, offende le lavoratrici e i lavoratori che avendo un auto differente da quelle consigliate si sentiranno un’anomalia e, creerà seri problemi alla viabilità del territorio. Tornerà ad essere un reale problema il governo del traffico e della sicurezza di chi ogni giorno percorre le strade del comprensorio. La Fiom valuterà tutte le strade possibili, sindacali e legali, per contrastare detto provvedimento».

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