Domenica 2 marzo si è svolta la programmata passeggiata lungo il tratto dell’ex strada ferrata che dal Sinello arriva all’altezza di Mottagrossa.
L’iniziativa è stata organizzata dalla sezione di Italia Nostra del Vastese nell’ambito della Giornata Nazionale delle Ferrovie Dimenticate e si è avvalsa della collaborazione degli Amici di Punta Aderci, l’Arci–Vasto, l’Associazione Civica Porta Nuova, l’Associazione "Cobas del Lavoro Privato"–Vasto, la Confederazione Cobas Abruzzo, il Fai–Delegazione di Vasto.
Per chi ha partecipato è stata un’occasione preziosa per scoprire, grazie anche all’apporto di esperti naturalisti, del geologo e dell’archeologo, l’unico tratto dell’intera costiera adriatica non compromesso dalla presenza umana. Ciò che è saltato immediatamente agli occhi dei partecipanti è l’imponente sistema di terrapieni, opere murarie di contenimento e di drenaggio che fino a trent’anni fa circa proteggevano la ferrovia e che oggi sono gravemente compromessi in numerosi e lunghi tratti dalle frane a monte e a valle dell’ex tracciato: quello che dal punto di vista dell’uomo si definirebbe “dissesto idrogeologico” non è altro che il “naturale corso dei fenomeni idrogeologici”.
La Natura è stata controllata in passato grazie alle opere d’ingegneria ferroviaria, attentamente monitorate e manutenute fino a quando la strada ferrata è passata in quei luoghi. Da allora, nulla è stato fatto. Anzi, in alcuni casi, ciò che è stato fatto ha avuto effetti deleteri: per l’apertura di alcune strade sterrate abusive sono stati colmati i fossati e le cunette di drenaggio della ferrovia, accelerando in maniera esponenziale i naturali fenomeni di erosione e di cedimento strutturale del suolo. I profondi fossi naturali, oggi impenetrabili ancor più che nel passato, oltrepassati un tempodal treno, che passava su alti e delicati terrapieni artificiali, conservano sicuramente habitat inalterati, che potrebbero riservare sorprese inaspettate sul piano naturalistico, in quanto preziose prigioni di flora e fauna oggi scomparse altrove.
Alcune delle frane sono di proporzioni ragguardevoli, altre, ben più grandi, si stanno preparando con distacchi lunghi decine di metri, ben visibili nella parte superiore e a mezza costa delle scarpate. Non è facile fare una verifica a valle dell’ex strada ferrata a causa dell’impraticabilità dei luoghi, ma laddove si constata in alto il brusco cedimento della sede del tracciato, il percorso attuale residuale non supera i due metri di larghezza.
Si è verificato con piacere che altre persone, a piedi, in mountain bike o a cavallo frequentano quei luoghi, in silenzio e con il massimo rispetto della Natura, come dovrebbe essere nel “sancta sanctorum” della Riserva Naturale Regionale di Punta Aderci e del Parco Nazionale della Costa Teatina.
Si provi, invece, ad immaginare quando interverranno i camion, le ruspe ed i mezzi meccanici per costruire la pista ciclabile che il Comune ha intenzione di costruirvi.
La conclusione di tutti i presenti è stata unanime: qui la pista ciclabile non può passare! I motivi sono dei più ovvi: 1- per coloro che ritengono un valore la tutela della Natura e della Biodiversità, perché sarebbe un’azione in totale dispregio del contesto naturalistico di quei luoghi; 2- per coloro che ritengono la spesa pubblica oculata un valore, perché i 2.200.050,00 euro previsti per i lavori sarebbero buttati al vento. Per tutti, la pista ciclabile “Fondovalle Lebba” docet, o meglio, monet!
La soluzione: la pista ciclabile – che in quanto tale è sottoposta al Codice della Strada, con tutto ciò che ne consegue – passi altrove, mentre l’ex tracciato ferroviario rimanga un sentiero naturalistico, così come previsto nel Piano di Assetto Naturalistico della Riserva Naturale Regionale di Punta Aderci (d’Erce), sempre se non si decida di cambiarlo.