Il futuro di Vasto: città viva o morta? Gli interrogativi, con riferimento all’annoso problema dei dehors nei centri storici che sta coinvolgendo anche Vasto, innescando una diatriba tra Amministrazione Pubblica e Soprintendenza.
In una nota ad intervenire sulla questione sono i rappresentanti di Confcommercio, Confesercenti e Consorzio Vasto in Centro, Marisa Tiberio, Paola Fiore e Marco Corvino.
"La compatibilità di strutture esterne movibili o semimobili con gli aspetti storico artistici delle città italiane è ormai un tema molto dibattuto che non ha trovato finora un chiarimento o una soluzione univoca nell’intero territorio italiano - si legge nel documento -. E’ indubbio che in alcune località ormai da anni i chiostri esterni sul plateatico pubblico esistono e funzionano rispettando un regolamento ben definito e con soddisfazione della categoria di esercenti locali, mentre in altre la Soprintendenza per i Beni Architettonici e le attività culturali ha decisamente negato qualsiasi autorizzazione, in altre città infine la controversia è ancora in essere talvolta con tante polemiche. Da questo quadro si deduce che il rilascio delle autorizzazioni dipende dal risultato della eventuale discussione (non sempre dialogo) tra Amministrazione Pubblica locale e Soprintendenza, decisione che non si basa su un criterio univoco (magari a livello nazionale) condiviso, ma solo dalla discrezionalità dei soggetti preposti al rilascio delle autorizzazioni".
L'aggiunta: "La sopravvivenza di alcune attività commerciali, dipende quindi, dal libero arbitrio del funzionario di turno, che potrebbe 'amare' a tal punto l’arte da ritenere il paesaggio storico-artistico deturpato dai dehors, che sappiamo essere strutture removibili, che avrebbero lo scopo di creare un insieme armonico dello spazio esterno fruibile dai pubblici esercizi, consentendo alla cittadinanza momenti di relax, mentre strutture architettoniche decadenti e coperte di erbacce onorerebbero il lustro dell’arte italiana. Forse il funzionario di turno sarebbe contento che in futuro il turista, ignaro di visitare una città morta, si debba portare il caffè da casa perché a Vasto non trova più un bar aperto.
Vogliamo essere provocatori ovviamente ma il nostro auspicio è che ogni decisione venga dopo aver discusso i pro e contro del rilascio di autorizzazione e non si basi esclusivamente sui gusti di chi ha l’incarico di tutelare le bellezze artistiche, ma anche con chi ha fatto tale richiesta per capire le esigenze e le difficoltà, trovando un compromesso magari soddisfacente per tutti. Tutti noi siamo convinti che strutture provvisorie non deturpano il paesaggio né alterano gli aspetti estetici ed architettonici della nostra bella Vasto, tanto più che sarebbero installati nella stagione invernale per dare continuità agli spazi aperti d’estate e per compensare la scarsa metratura dei locali esistenti aumentando la fruibilità da parte degli utenti del centro storico . Nondimeno siamo disponibili a discutere e rispettare le direttive che, analogamente ad altre città, venissero definite dalle Istituzioni preposte e ci auspichiamo davvero di consolidare un percorso di dialogo proficuo per migliorare la vivibilità di Vasto".
Per questo motivo le Associazioni di categoria, Confcommercio (nella persona del presidente provinciale Marisa Tiberio), la Confesercenti (nella persona della presidente di Vasto Paola Fiore) che ha più volte sollecitato l’incontro tra l’Amministrazione e la Soprintendenza, ed il Consorzio Vasto in Centro (nella persona del presidente Marco Corvino) intendono mobilitare tutta la cittadinanza vastese a riflettere sul futuro di questa città: si passeggerà in centro storico sentendo l’animoso vociare della gente, testimonianza di una città viva, o si pagherà il biglietto per visitare un museo di anime morte?"