Questa mattina, alla presenza del sindaco Luciano Lapenna, del sovrintendente per i Beni Storico Artistici ed Etnoantropologici per la regione Abruzzo dott.ssa Lucia Arbace, della restauratrice Berta Giacomantonio, oltre che del RUP arch. Carlo Alberto Natalizia, del direttore dei lavori Ivana di Nardo e dell’assistente tecnico restauratore Mario Salomone, nella Pinacoteca di Palazzo d’Avalos sono stati presentati i lavori di restauro che hanno interessato, e interesseranno nei prossimi mesi, alcune tele della Collezione Ricci - Monteferrante.
Dopo i saluti del sindaco e la presentazione dell’incontro come occasione di riscoperta, conservazione e potenziamento del patrimonio artistico culturale cittadino, la dott.ssa Lucia Arbace, ha spiegato che il restauro in oggetto si deve ad un finanziamento da parte del Ministero dei Beni e delle Attività culturali e del Turismo, gestito nel miglior modo possibile grazie alla collaborazione della direzione regionale, che ha affidato l’incarico per via diretta all’impresa LOAN e al gruppo di lavoro composto dai collaboratori sopra citati.
Si è deciso di destinare il finanziamento al restauro di un lotto di opere che fosse omogeneo all’interno della Collezione Ricci-Monteferrante. Per questo motivo è stata operata una scelta trasversale comprensiva di opere che vanno dal ‘600 al ‘900, ma che seguono un filo rosso comune rappresentato dal genere particolare del dipinto di figura e del ritratto. In questo modo - ha continuato la dott.ssa Arbace - si è cercato di stabilire un contatto fra il Palazzo d’Avalos e le opere che esso ospita; si è cercato cioè, di renderlo abitato e di instaurare il necessario dialogo del visitatore con le opere, proprio sulla base di questo preciso concetto.
Saranno i ritratti e le figure dei personaggi che hanno attraversato le diverse epoche della nostra storia a rendere ancora più ricco il Palazzo. In questo modo l’arte diventerà una possibile chiave di lettura delle civiltà passata. Particolare attenzione, nell’osservazione di ciascuna opera, andrà data agli abiti, alle acconciature e a tutti i particolari didatticamente funzionanti affinché non si guardi alla storia dell’arte solo come disciplina e mondo delle attribuzioni, ma anche come forma di comunicazione in gradi di stabilire un contatto con i visitatori, perché rende possibile il loro riconoscimento nell’opera d’arte.
Nel progetto di restauro complessivo dei 18 dipinti scelti sono state coinvolte anche tre stagiste del Progetto AMBRA che ha permesso ad un' impresa di restauro, alla Consor Form, all’ Università La Sapienza di Roma e alla Sovrintendenza della regione Abruzzo, di dare la possibilità ad un totale di 30 studenti di partecipare ad attività di restauro in diverse zone d’Italia e in diversi settori d’applicazione.
Nell’illustrare nel dettaglio per ciascuno dei 5 dipinti restaurati le tecniche utilizzate per ripristinare le fattezze estetiche originali delle opere oltre che per consentirne una migliore lettura dal punto di vista storico artistico, Berta Giacomantonio, restauratrice, ha citato principali interventi fatti fino ad oggi delle tele della Collezione.
Tasselli di ripulitura, (visibili nelle foto dal tratteggio bianco), supporto e protezione del dipinto mediante carta giapponese durante le operazioni di ri-foderatura delle tele maggiormente danneggiate e rimozione di interventi pregressi che hanno fortemente danneggiato alcuni dipinti, sono solo alcune delle tecniche utilizate per restituire a vera luce le opere della collezione. Interessanti scoperte sono poi state fatte anche mediante la radiografia delle tele (coordinata dalla dott.ssa Maria Amato e da tecnici specializzati) e mediante l’utilizzo dei raggi ultra violetti.
In una delle 5 tele esaminate, quella dell’Indovino cinese (foto 6), infatti, gli esami hanno riscontrato che a fare da sfondo alle due figure del quadro non era il colore grigio scuro visibile nella tela prima del restauro ma, la rappresentazione di un ambiente esterno delineato in particolare da un muro ben definito nei suoi dettagli ma oscurato, occultato e ridipinto probabilmente nel corso di un precedente restauro.
Molto interessanti i nessi storici, artistici sociali e letterari di ciascuna opera, in quanto testimoni del forte interesse culturale degli artisti nel corso delle diverse epoche. Una collezione dunque tutta da scoprire e ri scoprire, destinata ad acquisire un valore aggiunto, dopo il restauro, di gran lunga superiore a quello precedente,.
A conclusione dei lavori e prima di visitare l’esposizione delle tele restaurate, è stata data comunicazione di alcune iniziative che riguarderanno i Musei di Palazzo d’Avalos. Durante le festività natalizie, dal 22 dicembre al 6 gennaio, i Musei civici resteranno aperti tutti i giorni dalla 10.30 alle 12.30 e dalle 16.00 alle 19.00 Al piano nobile sarà allestito un laboratorio temporaneo di esposizione di alcune opere in fase di restauro e , nei giorni del 25 dicembre del 1 e del 6 gennaio, sarà possibile partecipare all’iniziativa “Un’opera in 5 minuti”: ogni trenta minuti sarà così possibile seguire spiegazioni, della durata pari a quella di uno spot televisivo, su alcune delle opere più significative del Museo Archeologico e della Pinacoteca.