''NON SI SCEGLIE CHI DICE MESSA'': LA CURIA 'BACCHETTA' I FEDELI DI SAN BUONO

a cura della redazione
06/03/2007
Attualità
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La vicenda relativa al ritorno al convento di Sant'Antonio a San Buono di padre Benedetto Ferrante viene commentata in una nota dall'arcidiocesi di Chieti-Vasto, sottoscritta dal vicario generale, monsignor Camillo Cibotti. Innanzitutto viene precisato che padre Benedetto, francescano dell'Ordine dei Frati Minori, non è mai stato né è parroco di San Buono. ''Egli ha vissuto da solo per tre anni nel convento di Sant'Antonio in San Buono fino a quando, nel novembre 2006, in obbedienza a quanto disposto dai superiori, si è trasferito in una comunità degli stessi Frati a Lanciano. L'arcivescovo - si legge ancora nella nota - ha richiamato frate Benedetto Ferrante una sola volta a causa di alcune irregolarità canoniche da Lui compiute (battesimi fatti senza autorizzazione e registrazione nei rispettivi registri parrocchiali di bambini provenienti da parrocchie di varie diocesi). Dopo l'ammissione dei fatti e l'espressione del pentimento da parte del frate, l'arcivescovo lo ha perdonato senza comminare alcuna pena canonica, con l'impegno formale dello stesso ad attenersi sempre fedelmente alle norme canoniche della Chiesa''. Sul trasferimento così monsignor Cibotti: ''E' di competenza dei suoi superiori religiosi: se il ritorno a San Buono è avvenuto in conformità a una decisione dei superiori esso è giustificato; se no, si tratta di una violazione del voto di obbedienza religiosa per la quale il frate dovrà rispondere a Dio e ai suoi superiori francescani. Circa alcune affermazioni attribuite dai giornali ai fedeli, in specie quella secondo cui alcuni non sarebbero andati a Messa se non fosse stata celebrata da padre Benedetto, va detto che nel caso esse rispondano a verità configurano un grave errore: la Santa Messa - afferma Cibotti - è il memoriale del sacrificio di Cristo e non va mai legata alla persona di chi celebra. Non andare a Messa la domenica e nei giorni di precetto se essa non è celebrata dal prete desiderato è peccato grave, di cui risulterebbe responsabile lo stesso sacerdote interessato, qualora non correggesse su questo punto i fedeli. La Curia depreca i modi chiassosi e arroganti che alcuni fedeli hanno usato nel chiedere il ritorno del padre Benedetto Ferrante, compresa la messinscena vistosa dell'andata a Lanciano per prelevarlo, e li invita al sincero pentimento. Da parte dell'arcivescovo c'è stata la massima disponibilità all'ascolto, come può testimoniare il cosiddetto comitato per il Convento di San Buono, ricevuto in episcopio il 26 gennaio scorso. L'Arcivescovo - conclude monsignor Cibotti nella sua lunga ed articolata nota - rispetta le decisioni dei superiori del frate augurandosi che, nel caso di ritorno della presenza stabile francescana al convento di Sant'Antonio in San Buono, essa possa configurarsi nella forma di una regolare fraternità, guidata da un padre superiore responsabile (Padre Guardiano, secondo la dizione francescana), come è richiesto dalla stessa regola francescana''.

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