"Le dichiarazioni di Angelini sono pienamente attendibili, in quanto in sé logiche e coerenti, precise, dettagliate, nonché riscontrate sia da risultanze documentali sia da dichiarazioni testimoniali".
E' uno dei passaggi salienti delle motivazioni della condanna dell'ex presidente della Regione Abruzzo Ottaviano Del Turco e di altri 10 imputati, emessa dal Tribunale collegiale di Pescara nell'ambito del processo riguardante presunte tangenti nel mondo della sanità abruzzese.
L'ex governatore è stato condannato il 22 luglio scorso a 9 anni e 6 mesi.
Le motivazioni riguardano anche le altre persone coinvolte nella vicenda, che si è chiusa con 11 condanne e 16 assoluzioni. I reati contestati, a vario titolo, sono associazione per delinquere corruzione, falso e abuso. Tra le persone condannate anche lo stesso ex patron di Villa Pini Vincenzo Maria Angelini (3 anni e 6 mesi), imputato e allo stesso tempo parte offesa; l'ex parlamentare del Pdl Sabatino Aracu (4 anni); l'ex manager della Asl di Chieti Luigi Conga (9 anni); l'ex assessore regionale alle Attività produttive Antonio Boschetti (4 anni); l'ex assessore regionale alla Sanità Bernando Mazzocca (2 anni); l'ex segretario generale dell'ufficio di presidenza della Regione Lamberto Quarta (6 anni e 6 mesi); l'ex capogruppo regionale del Pd Camillo Cesarone (9 anni).
Angelini nel 2008, in 7 interrogatori fiume rivelò ai magistrati di aver pagato tangenti per un totale di circa 15 milioni di euro ad alcuni amministratori regionali in cambio di favori. "Il più significativo riscontro dell'attendibilità delle dichiarazioni di Angelini - si legge ancora nella sentenza - è proprio quest'ultimo: l'accertata generale condizione di illegalità e di favoritismo nei confronti delle case di cura del gruppo Villa Pini nella quale entrambe le amministrazioni regionali abruzzesi (la prima di centrodestra la secondo da centrosinistra, ndr) succedutesi all'epoca dei fatti, nonché la Asl nel periodo di gestione di Conga con l'avallo politico di Aracu, hanno operato nel settore della sanità, illegalità frutto della condotta proprio di tutti coloro a cui Angelini ha dichiarato di avere consegnato denaro o concesso altri favori, anche non costituenti di per sé reato, quali l'assunzione di lavoratori da loro raccomandati".