'Ma che bel mortorio!', la 'città storica' e la festa patronale a Vasto

Le riflessioni di Davide Aquilano, presidente della sezione locale di Italia Nostra

a cura della redazione
30/09/2013
Attualità
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Da Davide Aquilano, presidente della sezione di Vasto di Italia Nostra, associazione nazionale per la tutela del Patrimonio Storico, Artistico e Naturale dell'Italia, riceviamo e pubblichiamo questa lettera aperta indirizzata al sindaco della città Luciano Lapenna.

Oggetto: l'organizzazione delle feste patronali di San Michele Arcangelo.

Scrive Aquilano: "Se l’anima della 'città storica' è costituita dall’insieme delle persone che vi vivono e che la vivono e se la festa patronale è il momento più atteso da coloro che la vivono e che si aspettano, quindi, di stare vicino ai luoghi del Santo Patrono, l’amministrazione comunale ha inferto l’ennesimo pesante colpo alla sopravvivenza della città storica o del 'centro storico', se si preferisce la dizione tradizionale.

Non si parla qui di un evento qualsiasi, ma della festa patronale. Chi si aspettava di trovare nei luoghi della città storica le luci, i colori, i suoni, le grida dei bambini, le giostre, il vociare e la calca della folla; chi contava di rivedere parenti, amici e conoscenti per intrattenersi con loro dialogando sull’ultimo anno trascorso o sui fatti recenti, si è trovato in una sorta di cimitero, dove gente sparuta, sperduta, incerta, confusa, disorientata e 'spaesata' sembrava vivere una dimensione surreale fatta di vuoto, di un vuoto che talora qualcuno cercava di riempire alzando il volume dell’amplificatore del proprio locale. 

Le persone erano 'spaesate', cioè presenti nello spazio fisico della tradizione alla ricerca del grande assente, la comunità di 'paese'. La festa patronale non è un semplice 'evento', ma è tuttora, dopo secoli, il più forte momento identitario della comunità vastese.

Quello che ha messo in atto quest’anno l’amministrazione comunale di Vasto è l’esatto contrario di quanto serve ad una città storica, se si vuole che sopravviva, al di là dei proclami e degli slogan ed al di qua dei Piani di Recupero, che così facendo diventano carta straccia e soldi buttati.

L’imbarazzante vicenda delle giostre dislocate lungo via dei conti Ricci in un luogo che forse non ha i relativi requisiti di sicurezza, l’aver eliminato le giostre per bambini e gli ambulanti dal 'centro storico' sembrano azioni distruttive, se non eversive nei confronti della comunità vastese. Ma perché tutto questo? Ci blocchiamo davanti alla possibilità di enunciare facili battute ma, da parte sua, sig. Sindaco, Le chiediamo di non farci pensar male: basterebbe una semplice, anche laconica, risposta argomentata da parte sua. Nell’attesa riponiamo la nostra domanda nel cassetto delle altre domande alle quali questa amministrazione ha sistematicamente e deliberatamente evitato di rispondere".

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