Un anno particolare questo, che ha visto la celebrazione del cinquantesimo dell’ITIS (oggi IIS) “E. Mattei” di Vasto e la conclusione di un rapporto particolare di Nicola D’Alessandro con questa scuola.
Entrato da studente e dopo varie esperienze torna in questa scuola da docente distinguendosi per la sua disponibilità e capacità organizzativa. Non ci volle molto a quella gran volpe di Fernando Fiore, il preside emerito dell’ITIS, a capire di aver trovato finalmente un degno sostituto di un altro Nicola, Colantonio, un uomo cui poter affidare, in sua vece, l’Istituto.
Inizia così la carriera di Nicola! Carriera? Ma quale carriera Nicola non faceva “carriera”: diventava, ogni anno di più, l’anima dell’ITIS, il punto di riferimento dei docenti, del personale, degli alunni. Era il terminale delle problematiche di tutti noi, per le supplenze, per le assenze, per le uscite anticipate, per la mediazione di tutti con tutti: sembrava che avesse fatto voto di non dover dire “no” a nessuno, anche quando era impossibile aderire alle richieste, a volte davvero impossibili da soddisfare: in quel caso il no era “formale, di legge” ma lui concludeva con un tranquillizzante “va bene mò vedo io!”.
L’ultima sua “fatica” è stata l’organizzazione del cinquantesimo dell’ITIS, svoltosi con la trama di un sottile filo che ha unito gli alunni di ieri, oggi qualificati professionisti, agli alunni di oggi: i docenti di ieri a quelli di oggi, il personale di ieri a quello di oggi. Uno spaccato di vita della società che si è evoluta ed è cresciuta tra le due sponde del Trigno, grazie all’impegno di quanti hanno operato nell’ITIS e, tra questi, un particolare ringraziamento va proprio all’amico Nicola, per 26 anni la persona più “ricercata”, più “invocata”, più “benvoluta” di questa nostra grande e composita varietà che non a caso molti chiamano “famiglia”.
La “retorica”, inevitabile convitata in queste cerimonie di commiato, è stata scolorita, sbiadita, spodestata dalle parole di vera e spontanea amicizia di tutti i presenti; la “commozione” è stata l’altra convitata d’obbligo, una commozione che ha preso Nicola ed ha preso tutti noi, con la stessa intensità: una commozione che è un modo di essere vicini e partecipi della vicenda umana, prima che professionale di Nicola cui è andato il mio, il nostro unanime ringraziamento per il suo essere stato con noi, per noi e, un po’, tutti noi.