Si registra una nuova puntata nella ‘querelle giudiziaria’ innescatasi a seguito del subentro, nella gestione dello stadio del nuoto di Vasto, della società ‘Sport Management’ di Verona.
Il Giudice del Lavoro del Tribunale di Vasto ha infatti condannato la Sport Management SpA al risarcimento del mancato salario di 2 dipendenti (difese dall’avv. Pignatelli) a partire dal settembre 2011 oltre che ad ordinare l’immediato reimpiego alle medesime condizioni economiche applicate dal precedente gestore (riconoscendo la sussistenza al diritto soggettivo per le lavoratrici in questione).
La 'Sport Management', dopo essersi aggiudicata l’appalto per la gestione dell’impianto fino al 2016, ha rinunciato lo scorso fine giugno all’onere prescritto con una cessione del ramo d’azienda a favore di una società pugliese, ad oggi non ancora manifestatasi nelle sue intenzioni, sottolineano le due lavoratrici coinvolte.
"Le obbligazioni dell’appalto impegnavano la società - aggiungono - al riassorbimento anche degli addetti ai servizi di pulizia e manutenzione pregressi e impegnavano il Comune di Vasto, alla vigilanza del corretto adempimento dei vincoli sanciti. Al contrario, ad inizio gestione (settembre 2011) la società violò palesemente le obbligazioni, non solo decidendo di non riassumere parte del personale, ma applicando ai collaboratori rimanenti una drastica diminuzione della tariffa oraria con la applicazione di contratti vietati dallo stesso bando. Ma sia la Sport Management che – cosa gravissima da un punto di vista amministrativo, come ammonirà successivamente anche l’AVCP a favore di un ricorrente – i diretti responsabili del procedimento, sindaco, dirigente ed assessore, ignorarono ogni sostanza e le violazioni collaterali oggi accertate, nei nostri confronti, dalla magistratura ordinaria".
”Ci chiediamo – scrivono in una nota Assunta Sanese e Rosa Dario, le due donne interessate da questa ultima sentenza del Giudice del Lavoro - come mai l’amministrazione comunale di Vasto, nonostante Sport Management avesse precedenti in questo senso come 'modus operandi' (come ha sancito una sentenza del Tar delle Marche), nonostante le innumerevoli interrogazioni dei consiglieri di maggioranza e di opposizione, nonostante le richieste dei rappresentanti sindacali, nonostante le palesi violazioni evidenziate rispetto al regolamento di appalto, nonostante le ammonizioni dell’Autorità Garante per la Vigilanza sui Contratti Pubblici, nonostante le sentenze definitive di condanna e le ordinanze (mai rispettate) della magistratura a favore dei lavoratori, abbia consentito, o meglio, abbia sostenuto e tollerato la gestione di una struttura pubblica in questi modi che sconfinano con la illegalità ed il sopruso. Resta in noi la convinzione che l’Amministrazione comunale sia stata compiacente con tale stato di cose (la piscina comunale attuale è scesa a standard pessimi rispetto alle precedenti gestioni e rischia seriamente di non aprire per il prossimo settembre) con atteggiamenti oltremodo ipocriti rispetto allo scadimento del servizio”.