Un paese generoso che l’ha molto amato e lui, Patrik, lascia loro un indelebile ricordo, come il suo splendido sorriso stampato su una foto posta all’ingresso della chiesa di S. Matteo Apostolo le cui quattro navate non accolgono quanti sono andati a dargli l’ultimo saluto, in uno straziante rito funebre.
Rocca S. Giovanni ieri si è stretta attorno al dolore dei famigliari di Patrik Sobczak, 22 anni, carpentiere di nazionalità polacca, morto tre giorni fa a Vasto schiacciato dalle ruote di una Fiat Croma in partenza dal parcheggio dell'ex tracciato ferroviario.
La solidarietà dei giovani roccolani è grande; con una colletta donano all’amico Patrik un cuscino a forma di cuore, con rose bianche, con la scritta «Rocca S. Giovanni non ti dimenticherà mai». Poi il biglietto aereo per far tornare da Londra il papà Marek, il resto in dono alla famiglia.
Il volto di mamma Katerina è impietrito dal dolore, come quelli dei fratelli Claudia e Luigi. Il sindaco Giovanni Di Rito decreta il lutto cittadino.
«Patrik era bravo, benvoluto, gran lavoratore e ben inserito». Don Vittorio Di Domenicantonio celebra il rito con la liturgia della domenica: «È la Pasqua di risurrezione, dice. Gesù ha sconfitto la morte e certo non si dimenticherà di un giovane come Patrik».
LO SFOGO
«Sono addolorato, sono padre e per anni ho insegnato. So quanto sia preziosa la vita di un figlio». Gianfranco Smargiassi non riesce a darsi pace. Lui che per caso ha travolto il povero Patryk, da tre notti si sveglia alle 5. «Da venerdi - dice - mi chiedo se potevo evitare la disgrazia, ma, sinceramente, credo di no». Stimato commercialista, 68 anni, Smargiassi è stato vittima di una serie di circostanze incredibili. «Il pomeriggio della notte rosa ero a casa alla marina - racconta - e la mia auto era in sosta negli spazi autorizzati. I vigili mi hanno confermato che avrei potuto lasciarla lì. Uno degli organizzatori, invece, ha insistito: serviva spazio per lo spettacolo di kung-fu.
Per evitare storie, a quel punto ho preso la Croma e l'ho portata su, alla vecchia stazione». Il destino doveva ancora accanirsi, però. «È cosi - riprende - perché all'indomani alle 5 ho deciso di riportare l'auto davanti casa. Avrei potuto fare 400 metri, passare sotto il ponte della ferrovia e arrivare sul posto. A quel punto il povero Patryk l'avrei visto. Invece ho scelto lungomare Cordella. Ho aperto e richiuso la portiera dell'auto, fatto rumore dunque e poi messo in moto.
Dopo l'ostacolo il motore si è spento due volte, sono sceso e solo allora visto quel povero ragazzo. Un pensiero affettuoso va alla famiglia di Patryk, da me, mia moglie e mio figlio». Ora la Croma è sotto sequestro. Ultimo particolare: lo spazio chiesto dagli organizzatori della notte rosa davanti casa del professionista, alla fine, non è più servito.
Articolo di Walter Berghella e Gianni Quagliarella