Ieri la gran parte dei 160 lavoratori della Silda Invest si è recata negli uffici di collocamento per chiedere la messa in mobilità dopo il licenziamento di venerdì scorso.
Ora, però, gli ex dipendenti, che presidiano 24 ore su 24 lo stabilimento, chiedono l’intervento delle autorità competenti.
L’azienda ha già provato a far uscire dal capannone diverse centinaia delle circa 2mila paia di scarpe ancora presenti. «Oltre a chi garantisce l’ordine e la sicurezza – spiega uno dei manifestanti – ci piacerebbe ricevere la visita anche della Guardia di Finanza. Saremmo ben lieti di spiegare cosa accadeva e cosa accade all’interno della fabbrica». Le scarpe realizzate durante la formazione dovevano essere distrutte, come prevedevano gli accordi.
Per i lavoratori, però, è necessario anche un nuovo coinvolgimento della Golden Lady: «Bisogna sollecitare un'azione morale nei confronti della Golden Lady. La vecchia proprietà magari pensa di non avere più niente a che fare con noi, ma è ancora legata moralmente a questo territorio».
Chi oggi passa anche la notte in Val Sinello deve ancora ricevere le mensilità di maggio e giugno, il tfr e le ferie. Secondo gli il documento firmato l'anno scorso la Silda doveva riassumere 250 operai usufruendo di un contributo dalla Golden di circa 10.800 euro a testa. Un totale di oltre 2 milioni e mezzo di cui oggi anche le istituzioni iniziano a chiedere conto. Inoltre, anche le quote previdenziali a carico dei lavoratori, risulterebbero trattenute dall’azienda e non versate nei fondi. Ciò che emerge è una situazione paradossale anche nei piccoli aspetti del lavoro quotidiano.
Un esempio emblematico di tutta la riconversione: nei bagni gli ultimi rotoli di carta igienica che si sono visti sono quelli delle scorte Golden Lady. Poi niente.