PROCESSO SCUTECE: LE MOTIVAZIONI DELL'ACCUSA

della redazione
10/01/2006
Attualità
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Per l'accusa non c'è dubbio: E' stato omicidio volontario. Giovanni Giuliano, 28 anni, venditore ambulante di frutta e ortaggi di San Salvo, quella notte, tra il 27 e 28 aprile di tre anni fa, voleva uccidere. E la sua indole prepotente e violenta è saltata pienamente fuori durante la lite furibonda con la fidanzata. Un bisticcio di paroloni e parolacce. Lei, impaurita, intenzionata a interrompere la relazione, ha cercato di fuggire. Ma lui ha messo in moto la sua Ford Mondeo e l'ha travolta. ''Non per spaventarla - sottolinea il pubblico ministero nelle conclusioni - ma per falciarla''. Le è passato e ripassato sopra con l'automobile e, con spietata consapevolezza, l'ha ferita a morte. Stella Scutece, 20 anni, si è spenta nel pomeriggio successivo ''per una devastante emorragia interna''. ''L'ha ammazzata con fredda determinazione. Ed è per ciò che l'imputato va condannato a ventuno anni di carcere''. Termina così la requisitoria dei pm Anna Rita Mantini e Irene Scordamaglia davanti alla Corte d'assise di Lanciano dove si sta svolgendo il processo a carico del giovane esercente. Si chiude con un'affermazione di colpevolezza. Con la richiesta di condanna. In cui ''le circostanze attenuanti vanno equiparate alle aggravanti''. La ricostruzione dell'accaduto è circostanziata e aiutata dalle immagini in video di un crash test e di una simulazione con attori. E dura quasi tre ore. ''Quella serata - attacca l'accusa - per la ragazza doveva essere l'occasione per ricominciare. Per una nuova parentesi esistenziale''. Era d'accordo con la famiglia, ''cono d'amore e di protezione''. Lui era ''audace, irruento, minaccioso, impetuoso, iroso e sconsiderato''. ''Proprio come la reazione al diverbio''. La malcapitata è schizzata fuori dalla macchina terrorizzata, nel tentativo di allontanarsi. Stava scappando quando l'auto le è piombata addosso. ''Lui l'ha vista, poverina. L'ha vista dallo specchietto retrovisore e, guidato da uno scatto di collera, l'ha investita''. Lei correva 'verso la salvezza'. ''Nella disperazione ha perso anche la borsetta con dentro i documenti, il portafogli, le chiavi. Ma non si è preoccupata di raccoglierla''. Il mezzo, che viaggiava a circa 10-11 chilometri orari, l'ha fatta cadere. ''L'ha abbattuta, sormontata e arrotata. I segni d'urto sono evidenti sulle gambe''. Ed ecco mostrate diapositive che evidenziano i lividi sul cadavere e le lacerazioni che vengono fuori nel corso della ricostruzione filmata: combaciano perfettamente. ''L'ha schiacciata, prima a marcia indietro e poi in avanti. Lei, colta di sorpresa, non ha avuto il tempo di ripararsi. Ha vomitato. Lui le ha provocato lo sfacelo del torace e lo sfondamento del bacino''. Lesioni cardiache, intestinali, alla milza, ai reni. Ha cercato labilmente di liberarsi quando era sotto il veicolo: lo si deduce dalla strisciata di una mano sulla portiera. Ma non ce l'ha fatta. Era stata maciullata, ormai, ''lungo il tracciato di morte''. Era gravissima. ''Lui non ha cercato soccorsi. Non ha fatto arrivare l'ambulanza. L'ha caricata, chissà come, sul sedile e l'ha accompagnata delirante in ospedale. Non sappiamo quanto tempo sia trascorso... Sappiamo che lei, massacrata, è deceduta, implorando per la vita''. ''E' la matematica che risolve questo caso'', tuona Mantini. E giù a snocciolare cifre, pesi, lunghezze, distanze, numeri, scaturiti dalle numerose perizie effettuate. ''Era una ragazza solare, spensierata, legata agli affetti domestici. Aveva grandi sogni e grandi progetti. Lungo il suo percorso è stata abbordata da un compagno carnefice''. Lunedì prossimo, dopo le richieste della parte civile (che chiederà 5 milioni di euro di risarcimento danni) e l'arringa della difesa, è attesa la sentenza della Corte d'Assise di Lanciano.

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