Due giornate dedicata all'approfondimento della dislessia nell'ambito del convegno 'SOS…Dislessia!', in programma giovedì 30 e venerdì 31 maggio a Vasto.
Nello scritto che segue la presentazione delle tematiche che verranno toccate a cura della dott.ssa Rachele Giammario.
Il convegno è organizzato dalla Nuova Direzione Didattica di Vasto e si terrà nell’aula magna dell’Istituto Superiore Statale “Pantini-Pudente” in via dei Conti Ricci, con questo convegno si chiudono i lavori del Progetto Comenius che ha visto collaborare, per due anni, Spagna, Portogallo, Irlanda e Italia sul tema: “Capire e supportare i bambini con sospetta dislessia”.
Il convegno, rivolto contemporaneamente al mondo della sanità, della scuola e delle famiglie, vuole essere una riflessione sugli strumenti e sulle modalità di aiuto agli studenti.
Il giovedì pomeriggio sarà dedicato all'uso dell'informatica per favorire l'apprendimento dei soggetti con DSA (disturbi specifici dell'apprendimento), il venerdì sarà dedicato alla prevenzione, ai progetti di sostegno allo studio, alla motivazione e ai problemi psicologici che ne possono derivare. Ci saranno molti spunti per una didattica inclusiva.
In Italia la dislessia fino a qualche anno fa era poco conosciuta, si calcolava il 3-4% della popolazione scolastica (fascia della Scuola Primaria e Secondaria di primo grado), ma secondo le ultime rilevazioni del MIUR, gli studenti con DSA diagnosticati sono 70 mila, e le recenti ricerche scientifiche dimostrano che la percentuale della popolazione scolastica interessata è almeno il 5%. Da quando è stata pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale n. 244 del 18 ottobre la Legge 170/10, fortemente voluta dall'AID (Associazione Italiana Dislessia) si parla tanto, ma in molte scuole si fa ancora molto poco perché la formazione dei docenti, prevista dagli articoli 4 e 7 della suddetta legge non è obbligatoria. Bisognerebbe formare tutti gli insegnanti e supportarli nella scuola come avviene negli altri paesi europei (la mera formazione non è sufficiente) gli insegnanti hanno spesso nella classe più di un alunno con disagi. L’avvocato Salvatore Nocera, esperto in disabilità, afferma che questo è un punto debole della legge.
In passato c’era scarsa attenzione al problema sia da parte degli insegnanti sia da parte dei genitori lasciando molti ragazzi soli, che si trovavano ad affrontare 13 lunghissimi anni di sofferenza, vivendo una serie di insuccessi che generavano scarsa autostima, mancanza di fiducia nelle proprie possibilità, un'elevata demotivazione all'apprendimento e manifestazioni emotivo-affettive particolari quali: forte inibizione, aggressività, atteggiamenti istrionici di disturbo alla classe e, in alcuni casi, la depressione. Alcuni di loro hanno avuto una diagnosi tardiva e nel frattempo sono stati considerati dai loro genitori e dagli insegnanti come svogliati, pigri e, addirittura, poco intelligenti, quindi oltre a sostenere il peso della propria incapacità, si sentivano anche responsabili e colpevoli.
La dislessia è una difficoltà che riguarda la capacità di leggere e scrivere in modo corrente e fluente. L’espressione inglese usata per denominare questo disturbo è “Learning Disabilities” (LD). «La dislessia precisa il prof. Stella, esperto di dislessia, è una patologia su base neurobiologica. Non si può andare a correggere un’area del cervello, però si può fare molto altro. Si possono insegnare tecniche di lettura specifiche. Per esempio, insegnare in modo graduale al bambino a leggere: parole prima senza doppie, poi senza accenti e così via, non presentare i quattro carattere contemporaneamente». Sembra che questo si faccia in una qualsiasi scuola primaria… ma "non è così semplice — spiega lo psicologo clinico - bisogna conoscere bene la struttura della lingua per graduare le difficoltà".
Per concludere è indispensabile supportare le famiglie, monitorare i bambini, offrire training cognitivi di lavoro per potenziare le abilità, riuscire a costruire una “rete” di protezione che possa fare da tutor a tutti gli attori del sistema educativo, perché tutto questo? Perché la legge recita all'articolo 1: “Gli alunni con DSA non devono essere affiancati da un insegnante di sostegno, a meno che tali disturbi non si accompagnino a una disabilità certificata ai sensi della Legge 104/92”,