Il Tar boccia definitivamente il porticciolo turistico alla foce del Lebba

Il progetto aveva preso piede nel lontano 1997

Anna Bontempo
06/05/2013
Attualità
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Va definitivamente in archivio il porticciolo turistico. A mettere la parola fine sul progetto per la realizzazione della struttura con 500 posti barca, alla foce del torrente Lebba, vicino agli impianti della Ecofox, è il Tar di Pescara che ha rigettato il ricorso della cooperativa di diportisti presieduta da Sergio Ferro.

Per i giudici amministrativi regionali, che hanno sintetizzato in due pagine le ragioni del diniego, il porto “costituisce una ulteriore fonte di pressione con il pericolo di scomparsa di alcuni habitat residui meritevoli di tutela”.

A incidere sulla decisione sono state le peculiarità della zona interessata all’intervento caratterizzata dalla presenza di un sito di interesse comunitario, ma anche da impianti industriali di forte impatto ambientale. Cala così il sipario su un progetto completamente autofinanziato dalla cooperativa proponente e che, amareggiata per l’epilogo, ha deciso di non impugnare la sentenza del Tar al Consiglio di Stato.

Il verdetto, tra l’altro, pur emesso nei mesi scorsi, è passato completamente in sordina anche negli ambienti politici locali.

«Non è una novità», affermano delusi alcuni soci della Cooperativa, «la politica non ha mai veramente appoggiato questa iniziativa con il risultato che Vasto è una delle poche città della costa a non essersi dotata di un porticciolo, infrastruttura realizzata nella vicina San Salvo e a Montenero di Bisaccia, nel Molise, comuni dove l’intervento pubblico è stato determinante».

La società, che fa capo al circolo nautico, si era rivolta ai giudici Tar di Pescara per chiedere l’annullamento del parere negativo espresso dal Comitato regionale per la valutazione d’impatto ambientale (lo stesso organismo che non ha esitato a dare il via libera a impianti industriali fortemente impattanti dal punto di vista ambientale), ritenendolo privo di idonea motivazione.

Di tutt’altro avviso i giudici amministrativi che considerano la realizzazione dell’infrastruttura portuale pregiudizievole per una zona caratterizzata dalla presenza di aree di elevato pregio naturalistico fortemente vulnerabili.

Insomma, sfumano i 500 posti barca a Punta Penna, vicino alla Ecofox (azienda che produce biodiesel) e con essi il sogno accarezzato da circa duecento diportisti locali.

Erano partiti per primi, nel 1997, con un progetto davvero ambizioso: realizzare un porticciolo turistico alla foce del torrente Lebba, nella zona industriale di Punta Penna.
Un investimento stimato, all’epoca, in otto milioni di euro. Avevano costituito una cooperativa, comprato i terreni e predisposto il progetto, ma non avevano fatto i conti con la burocrazia e con la mancanza di finanziamenti pubblici. Proprio per questo la cooperativa (che con il passare degli anni ha registrato parecchie defezioni tra i soci) ha cercato in passato di coinvolgere il Comune, la Provincia e la Regione, con la consapevolezza che iniziative del genere non possono realizzarsi senza l’apporto degli enti pubblici che si è rivelato determinante in altre realtà territoriali.

Vennero presi contatti anche con Italia navigando, una società che si occupa della realizzazione dei porti sul territorio nazionale.

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