“C’era una volta la Fonte Nuova”: sembrerebbe l’inizio di un racconto di altri tempi, in un intreccio di storie di vita quotidiana di pescatori, ortolani, lavandaie e giovani coppie di innamorati che si incontrano nelle vicinanze di una antica fonte d’acqua.
Nulla di così nobile se non l’amara constatazione del degrado e scempio nel quale riversa, a Vasto, la storica “Fonte Nuova” nel sottostante costone della Loggia Amblingh. La fonte in oggetto è la storica “Fonte Nuova” che fu costruita dal Comune di Vasto nel 1849 per incrementare la disponibilità di acqua potabile nella cittadina. Subito dopo la frana del 1816, la presenza di ricche falde acquifere nel sottosuolo diede notevole impulso all’agricoltura e la “Fonte Nuova” diede refrigerio, ai numerosi pescatori che nei pendii assolati dalla discesa di Porta Palazzo, trasportavano il pescato, dalla costa al soprastante mercato, in piazza del Popolo.
Molti contadini dalla “peschiera” vi attinsero l’acqua per irrigare gli orti ed energiche braccia di lavandaie vi lavarono il casalingo artigianale bucato. L’acqua della “Fonte Nuova” ha portato ricchezza alla nostra terra e ai numerosi braccianti che con il “prezioso oro” hanno costruito la storia del nostro territorio in orti e frutteti dai rigogliosi e genuini prodotti. Memoria e storia, a dir poco, troppo noiosa e, forse, poco interessante per quanti, sprovveduti teppisti, hanno con la loro, spavalda bravata, deturpato la facciata della vitale “Fonte Nuova”.
Da “delusa” maestra elementare mi chiedo “dove” la scuola abbia sbagliato nel non trasmettere l’amore per la “bellezza”; mentre da “amareggiata” cittadina vastese inviterei un po’ tutti a riflette sul “come” ripartire per avvicinare le giovani generazioni alla ricchezza nella storia delle nostre radici. Confesso di avere dei seri dubbi sul “dove” ci porterà questa malsana mancanza di rispetto verso la nostra identità storica che è, a mio avviso, una delle fonti di ricchezza dalla quale attingere per una sana e sobria ripresa. Il desiderio di vitalità spinge molti giovani vastesi a divertimenti effimeri in eventi privi d’identità nel modello “copia ed incolla”, nella scia di eventi all’insegna del totale libero arbitrio che vedono un’intera cittadina trasformarsi totalmente in notti “città dei balocchi”. Eventi privi di lungimiranza, altamente diseducativi che disorientano e promuovono stili di vita malsani ed apparente ed episodica ricchezza al territorio.
Ma allora mi chiedo: “Perché non dar vita ad una serie di nuove giovanili feste all’insegna della tradizione?" Feste 'paesane' identitarie ed aggreganti, da promuovere in luoghi simboli della storia della nostra terra. Feste 'popolari' nelle quali riscoprire le umili, e non per questo meno salutari, radici della nostra terra? Momenti di benessere in una vita bucolica che avvicina i giovani alla scoperta dello star bene in una sobria vita agreste. Corse campestri nelle vie degli orti e percorsi storici nei pendii della nostra cittadina per promuovere il benessere in radici storiche e la valorizzazione di luoghi storici della storia del nostro territorio dai quali ripartire in nuovi e favolosi racconti.