In questi giorni il Cresa, Centro regionale di studi e ricerche economico sociali, sulla base dei numeri forniti da Unioncamere e ministero del Lavoro, ha pubblicato i dati relativi al saldo occupazionale previsto per il primo trimestre 2013 in Abruzzo.
Come era facile prevedere, i risultati non sono affatto incoraggianti e denotano come l’economia regionale sia ancora in una fase di forte sofferenza. Il dato preso in esame, riguarda le assunzioni di lavoratori programmate dalle imprese abruzzesi nei primi tre mesi dell’anno. A fronte di 5040 nuovi contratti (il 64% per lavoro dipendente, mentre il restante 36% fatto da somministrazione, collaborazione a progetto ed altro), ci saranno ben 5460 “cessazioni” a vario titolo, tra pensionamenti, scadenze di contratti e motivi vari. Dunque, 420 unità lavorative in meno.
Approfondendo maggiormente gli elementi forniti dal Cresa e considerando le sole assunzioni di lavoratori dipendenti, il saldo tra il primo trimestre dell’anno corrente e quello del 2012, è negativo di circa l’8%, con un picco proprio nella Provincia di Chieti, dove il dato sprofonda a -35%. A pesare in quest’ultimo caso, sono indubbiamente le crisi aziendali che si stanno vivendo nelle zone industriali di Vasto e San Salvo e nella Val di Sangro, dove da diverso tempo alcune aziende, con l’obiettivo di evitare licenziamenti, stanno facendo ricorso ai contratti di solidarietà.
Venendo poi alle tipologie contrattuali, la maggior parte delle assunzioni previste (59%) sarà a tempo determinato, mentre il 32% a tempo indeterminato. Il ricorso ai contratti a termine, deriva principalmente dalla necessità di dare soddisfazione ai lavori ed alle attività stagionali, che in alcuni periodi dell’anno raggiungono picchi notevoli e, in percentuale minore, dall’opportunità di esperire i periodi di prova e provvedere alle sostituzioni temporanee dei dipendenti. Un ulteriore elemento che evidenzia lo stato di sofferenza dei tradizionali settori produttivi abruzzesi, è costituito dal fatto che ad assumere, saranno per la maggior parte le aziende che si occupano di servizi (54%), contro il 46% di quelle che operano nel compartimento dell’industria.
Alla luce di questi dati poco confortanti forniti dall’istituto di ricerca abruzzese, l’auspicio è che la campagna elettorale prima ed il nuovo Parlamento poi, accendano i riflettori sulla crisi che sta vivendo l’occupazione non solo in Abruzzo, ma in tutto il paese.