"Non possiamo che esprimere a Papa Benedetto XVI tutto il nostro amore, la devozione più profonda, l’ammirazione sincera e la gratitudine per il servizio reso con tanta generosità e ricchezza di luce per il popolo di Dio e il mondo intero in questi otto anni”.
Queste le parole dell’arcivescovo di Chieti-Vasto, monsignor Bruno Forte, a commento delle dimissioni di Papa Ratzinger.
Tra il vescovo della locale diocesi ed il pontefice il legame, da anni, è saldo. Fu lo stesso Ratzinger, allora cardinale, a presiedere, l’8 settembre del 2004, la solenne celebrazione di ordinazione episcopale di Forte a Napoli, dopo la precedente nomina di Giovanni Paolo II.
“Sappiamo - ha continuato monsignor Forte - che il divino Pastore guiderà la Sua Chiesa e le darà gli aiuti necessari. Papa Benedetto XVI pregherà per tutti noi e noi tutti lo porteremo fedelmente nella preghiera e nel cuore, invocando sin da ora lo Spirito Santo su chi sarà chiamato ad eleggere il nuovo Pontefice e su chi dovrà assumere il peso delle chiavi di Pietro”. Parlando delle dimissioni e della rinuncia del Santo Padre, il pensiero resta nella terra d’Abruzzo. “L’esempio più famoso viene proprio dall’Abruzzo: Celestino V, Pietro da Morrone, che fu eletto nel conclave a Collemaggio all’Aquila e che poi dopo un mese si sarebbe dimesso. Ma, adesso, a parte la memoria storica di questo precedente, che proprio Papa Benedetto aveva ricordato in occasione delle celebrazioni centenarie di Celestino, io voglio esprimere un senso di profondo amore nei confronti di questo Papa che ha saputo guidare la Chiesa non solo con una straordinaria lucidità teologica, ma anche con una prova di fede, di trasparenza, di autenticità, di amore alla verità, anche a prezzo di sofferenze personali che sono di esempio a tutti noi. Io vedo in questo atto, che non mi sorprende perché conoscendo quest’uomo questo grande uomo di fede, questo teologo, capisco quello che egli ha voluto esprimere anche nelle parole con cui ha annunciato la sua rinuncia, un esempio luminoso di come l’amore a Cristo e alla Chiesa per un uomo di fede, un pastore in modo speciale, va al di sopra di tutto. Questo Papa ci ha detto, con le parole rivolte ai cardinali, che pur essendo consapevole che si governa la Chiesa anche pregando e soffrendo, egli, ben profondo conoscitore del nostro tempo, sa che in un tempo come il nostro, con tutte le sfide e le difficoltà che la Chiesa è chiamata ad affrontare, i rapidi mutamenti e le questioni di grande rilevanza per la vita della fede, per governare la barca di Pietro non c’è il Vangelo, ci vuole vigore del corpo e dell’anima: ‘Un vigore che - egli dice - in me è diminuito in modo tale da dover riconoscere la mia incapacità di amministrare bene il ministero a me affidato’".
La conclusione di Forte: "Un atto di straordinaria onestà, di fede profonda, di amore vero a Cristo e alla Chiesa che non può che lasciarci commossi e ammirati e nello stesso tempo fiduciosi che il Divino Pastore continuerà a aiutare la sua Chiesa e ci darà tutto ciò di cui abbiamo bisogno per navigare sulle onde del tempo”.