Un totale di 29 ordinanze di custodia cautelare e beni sequestrati per una somma pari 90 milioni di euro. Questo, in cifre, il risultato della maxi operazione - denominata 'Black Monkeys' - compiuta dalla Guardia di Finanza di Bologna per sgominare un’attività illecita nel settore gioco on line e delle video slot manomesse. A capeggiare l’associazione a delinquere un boss della ‘ndrangheta, Nicola Femia (detto Rocco), originario di Marina di Gioiosa Ionica (Reggio Calabria), ma residente dal 2002 in provincia di Ravenna, a Sant’Agata sul Santerno.
Le indagini delle Fiamme Gialle, condotte sotto la direzione della Dda, sono iniziate nel 2010 e hanno preso l’avvio da un episodio di sequestro di persona.
Nel giro di due anni è emerso che il Femia , dalla provincia di Ravenna, gestiva un’attività dedita alla promozione, diffusione e gestione del gioco on line, attraverso la connessione a siti esteri per lo più di diritto romeno e britannico, privi delle prescritte concessioni. L’attività aveva diramazioni in tutta Italia (Lombardia, Piemonte, Veneto, Toscana, Lazio, Marche, Abruzzo, Campania, Puglia, Calabria, Sicilia e Sardegna) e all’estero (Gran Bretagna e Romania). Tipicamente mafiose, estorsioni e sequestro di persone, le modalità con cui venivano gestiti gli affari della banda.
Le 29 ordinanze restrittive, una delle quali eseguita nel Vastese, hanno riguardato anche tre appartenenti a forze di Polizia in servizio e in congedo e comportato l’esecuzione di oltre 150 perquisizioni presso il domicilio dei soggetti indagati e numerose sale da gioco, dove venivano collocate le video slot manomesse o consentire il collegamento con i siti di gioco on line illegali.
Come non bastasse i finanzieri hanno anche scoperto che la banda aveva creato un giro illegale per la produzione e commercializzazione di apparecchi elettronici da intrattenimento. Le schede gioco utilizzate dai clienti erano però manomesse in modo da occultare la reale portata dei volumi di gioco e ricavare così un ulteriore guadagno a danno dello Stato. Determinante in questo settore dell’indagine è stato l’apporto fornito dall’Amministrazione Autonoma Monopoli di Stato.
I membri dell’associazione criminale sono stati accusati anche di estorsioni e di un sequestro di persona e di ricorrere sistematicamente all’intestazione fittizia di società, beni mobili e immobili, allo scopo di nascondere il patrimonio accumulato e preservarlo così da sequestri.
(Fonte Ansa)