L’allarme scattato la notte di lunedì scorso ha suscitato non poca apprensione nelle popolazioni delle località costiere.
La Edison che, insieme all’Eni, possiede la piattaforma Rospo Mare al largo di Termoli ha cercato di rassicurare gli animi riguardo la natura della chiazza. La società è fermamente convinta che non vi sia stata dispersione di greggio. Una teoria che - a detta della stessa società - verrebbe avallata dalle analisi del liquido aspirato subito dopo l’avvistamento.
Il capitano di vascello Luciano Pozzolano, direttore marittimo di Abruzzo e Molise, però ha confermato lo sversamento, seppur di entità modesta (un migliaio di litri corrispondente a una superficie di circa 20 metri per 60). C’è quindi attesa sull’esito delle indagini e delle analisi del liquido recuperato. La Edison, infatti, ha anche affermato di non aver trovato residui di idrocarburi fino a 30 metri di profondità.
Sulla provenienza della chiazza ci sono ancora diversi lati oscuri. Si pensa a una fuoriuscita all’altezza del raccordo fra tubature e nave cisterna (l’Alba Marina).
Ieri pomeriggio pesanti come macigni sono arrivate, però, le foto scattate dal Wwf alla foce del torrente Buonanotte, tra San Salvo e Vasto. I volontari (insieme a quelli della Stazione Ornitologica) hanno fotografato gabbiani sporchi di una sostanza oleosa scura in volo e sugli scogli artificiali di San Salvo Marina. In tutto sarebbero 5-6 gli esemplari avvistati. Anche su questo la Edison pare abbia negato che possa trattarsi di petrolio.
L’unica certezza per ora è il blocco delle attività estrattive fino a quando non si conosceranno le origini della macchia che ha riportato al centro del dibattito la «deriva petrolifera» abruzzese.