Le parole dell'assessore regionale Mauro Febbo, che ha parlato di legge regionale in dirittura d'arrivo per l'unificazione dei centri regionali di ricerca, e del presidente Alberto Amoroso, relative agli impegni per far fronte agli stipendi arretrati (7), non hanno rassicurato troppo i 29 dipendenti del Cotir, il Centro per le Tecniche Irrigue di località Zimarino a Vasto, da giorni in stato di agitazione.
Il dialogo con numerosi esponenti politici, regionali e del territorio, nell'assemblea permanente convocata dei lavoratori, c'è stato, ma - per il momento - soluzioni non si intravedono. "Ricerca a costo zero e senza stipendi", hanno sottolineato, amaramente, alcuni dipendenti, evidenziando una realtà davvero in sofferenza. "Politici ne sono arrivati tanti. Peccato che non è venuto l’assessore regionale all’Agricoltura Mauro Febbo, è con lui che vogliamo parlare", ha detto in merito Ada Sininberghi, esponente sindacale della Cgil.
Sulla questione diversi gli interventi di rappresentanti politici di zona. Antonio Menna, consigliere regionale dell'Udc, nell'esprimere solidarietà ai lavoratori, ricorda l'allarme da lui lanciato già diversi anni fa sul 'destino' del Cotir: "Avevo detto che con un Cda pletorico di 11 membri e 40 dipendenti a tempo indeterminato ed altri a tempo determinato, il Cotir si era trasformato in un carrozzone, ma ho ricevuto solo attacchi. La proposta di Febbo – ha proseguito Menna – quella di unificare i centri di ricerca va nella giusta direzione, ma conferma che avevo ragione. Ora l’assessore la smetta di scaricare le responsabilità su chi ha amministrato prima e trovi la soluzione al problema, così da restituire fiducia e sicurezza ai lavoratori ed alle loro famiglie. Tagli le poltrone e le prebende – ha concluso Menna – elargite a persone incapaci".
Per Alessandro Cianci, coordinatore provinciale di Sinistra Ecologia e Libertà e per il consigliere regionale Franco Caramanico "la Regione deve impegnare le risorse necessarie per garantire il pagamento degli stipendi arretrati. La situazione e’ diventata insostenibile – hanno rimarcato gli esponenti di Sel - Questo territorio rischia di perdere un bagaglio di conoscenze e competenze, soprattutto nel settore della ricerca in campo agricolo, preziose per garantire lo sviluppo e la crescita delle nostre produzioni”. “Incredibile la posizione di Febbo – ha aggiunto Cianci – l’assssore continua con discorsi evanescenti scaricando su altri le responsabilità. Gli arretrati vanno pagati ed i soldi trovati e, contemporaneamente, bisogna attingere ai Fondi Europei che sulla ricerca sono sostanziosi e che la Regione non è stata in grado di attivare”.
Camillo D'Amico, capogruppo del Pd in Consiglio provinciale e il consigliere Giuseppe Forte, chiedono che proprio la Provincia, quale socio del Cotir, apra una discussione in aula sulla questione, impegnandosi a trovare soluzioni ai disagi di questi ultimi mesi, mettendo in campo le stesse energie profuse per i sostegni all'Istituto Mario Negri Sud di Santa Maria Imbaro. "I lavoratori attendono chiarezza e certezze, al di là delle rassicurazioni mediatiche di Febbio e Amoroso", sottolineano D'Amico e Forte.
Per Massimo Desiati, vice coordinatore regionale di Grande Sud e consigliere comunale di Progetto per Vasto, Febbo sulla vicenda ha avuto un atteggiamento "superficiale", scaricando le responsabilità sulle precedenti gestioni. "Febbo dichiara che la soluzione del problema del pagamento delle 7 mensilità arretrate risiede nell’accorpamento dei tre centri (previsto in una legge che chissà quando verrà approvata), ma certo non ha valutato soluzioni intermedie, considerando che la chiusura dell’Arssa è avvenuta nel luglio 2011. Se Febbo, come oggi dice, avesse avuto a cuore le sorti del Cotir vastese, avrebbe dovuto provvedere ben prima ad assicurare la continuità dei finanziamenti e così garantire la prosecuzione delle attività dei ricercatori e non, invece, far intendere che la causa del dissesto sia dovuta alle precedenti amministrazioni che, al contrario e per esempio, hanno diminuito il numero dei dipendenti dai 67 che erano. Di fronte tale emergenza, si provveda ad imputare, sull’apposito capitolo di spesa del bilancio regionale, le somme necessarie per gli stipendi arretrati e la continuazione delle attività del Cotir. La verità è che la politica ha sempre valutato il Cotir più per la composizione del suo Cda che non per le attività di ricerca che in esso si svolgono quotidianamente, quali l’uso efficiente dell’acqua di irrigazione e dei mezzi tecnici, la conservazione del suolo, la qualità dell’ambiente e delle produzioni agro-alimentari; attività assicurate da professionisti ricercatori oggi mortificati dalla superficialità e da presuntuosi proclami".
E non si è fatta attendere la replica dell'assessore Febbo, indirizzata, in particolare, a Menna e alla Cgil. "Sbaglio o Antonio Menna è il consigliere che solo un mese fa aveva proposto, con una interrogazione a sua firma, la chiusura del Centro di Ricerca di Vasto definendolo un carrozzone politico? Il sottoscritto non ha permesso nessuna assunzione e ha tagliato i compensi del Cda che non è composto da 11 persone e i dipendenti sono 29 e non 40. Il consigliere Menna invece spieghi come mai la Provincia di Chieti, guidata dal suo partito, non ha mai versato le proprie quote spettanti alla sussistenza del Cotir. Perché, sempre Menna, non dice che la Provincia è stata incapace di assolvere ai propri doveri di socio del Cotir ma è dovuta intervenire sempre la Regione Abruzzo per ricapitalizzare il consorzio di ricerca e assolvere ai doveri dell’Amministrazione provinciale? Proprio riguardo la situazione del Cotir ho già affermato che i centri di ricerca devono camminare con le proprie gambe poiché è finita l’era dei finanziamenti a pioggia dove la Regione è vista come mucca da mungere. La responsabilità di questo Governo regionale è confermata dai numeri che oggi ci vedono come Regione virtuosa. Pertanto continueremo a lavorare affinchè sia il Cotir sia il Crab e il Crivea possono avere un respiro non più solo pubblico e la nuova legge per i Centri di ricerca ne è la riprova. Infine – conclude Febbo – devo registrare un comportamento scorretto da parte della Cigl e della sua rappresentante poiché il sottoscritto è una persona corretta, educata e disponibile a partecipare alle assemblee quando viene però invitato. Quindi visto che nei miei confronti hanno avuto, in più di un’occasione, un atteggiamento ineducato e scorretto pertanto ho deciso che non saranno più ascoltati e invitati a nessun altro tavolo inerente al problema”.