SICUREZZA SUL LAVORO, LE ACCUSE DI RIFONDAZIONE COMUNISTA

a cura della redazione
20/12/2006
Attualità
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''Il tema della sicurezza e della prevenzione degli infortuni nei luoghi di lavoro, in provincia di Chieti, dovrebbe seriamente preoccupare e indignare''. Ad affermarlo è Mimmo Sambuco, responsabile del Dipartimento lavoro del Partito della Rifondazione Comunista a Chieti. ''La provincia - osserva - continua a detenere il primato in Abruzzo, regione che a sua volta è ai primi posti nella graduatoria nazionale, per numero di infortuni e decessi. La drammaticità assunta nelle ultime settimane da questo fenomeno per cui quotidianamente veniamo informati di lavoratori che restano menomati e che perdono la vita, presupporrebbe che i soggetti preposti alla prevenzione, alla vigilanza ed al rispetto delle normative e degli accordi se ne occupassero riconoscendone la dovuta priorità''. Secondo Sambuco è ''ridicolo e scandaloso'' che la Asl e l'Unione provinciale degli Industriali abbiano incentrato la loro attenzione sul problema dell'assenteismo. ''L'Azienda sanitaria locale - aggiunge - e gli Industriali dovrebbero preoccuparsi del problema della sicurezza sui posti di lavoro e non dell'assenteismo che secondo loro toccherebbe punte del 6/7 per cento. Ma, assenteisti, secondo Asl e Industriali - si chiede l'esponente di Rifondazione - sono anche quei lavoratori in ferie ed in permesso? E perché, parlando di assenteismo non si tiene conto delle condizioni di lavoro, dei ritmi e dei carichi? O il problema, secondo loro, si risolve facendo appello ad una maggiore rigidità da parte dei medici?''. Per Sambuco l'80 per cento delle aziende che operano in questo territorio non è in regola con la normativa in materia di sicurezza. ''Perché Asl e Confindustria non si indignano per questo? Perché non si adoperano nei confronti delle imprese intensificando verifiche e controlli e così regolarizzandole. E' di una gravità inaudita quello che e' successo, qualche giorno fa, alla Isringhausen di Atessa, dove - prosegue Sambuco - in palese violazione della legge, alcuni dipendenti sono stati costretti a lavorare a diversi metri di altezza senza le minime cautele e le dovute protezioni. Ancora una volta sono stati messi da parte i diritti e le ragioni dei lavoratori per preoccuparsi del profitto e della produzione. Di fronte a ciò - conclude - chiediamo agli Industriali maggiore responsabilità, su questi temi e sulle gravi crisi che stanno interessando la provincia di Chieti''.

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