VIOLENZA SESSUALE SULLE NIPOTINE, CONDANNA CONFERMATA

a cura della redazione
17/12/2006
Attualità
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La Corte di Cassazione ha confermato la pena a 7 anni e mezzo di reclusione, inflitta il 20 ottobre 2004 dalla Corte d'Appello dell'Aquila, per G.D'A. (ndr: ci limitiamo a riportarne le iniziali per tutelare le sue vittime, essendo queste ultime, loro malgrado, sue parenti strette), l'ex poliziotto oggi 55enne di Scerni, arrestato nel 2001 e poi condannato nel 2002 dal Tribunale di Vasto a 12 anni di reclusione, perché ritenuto colpevole di violenza sessuale aggravata e continuata su due nipotine, cugine tra loro. Una di queste fu fatta oggetto delle turpi attenzioni dello zio da quando aveva solo 4 anni d'età, mentre per l'altra le violenze cominciarono al compimento dei 9 anni. A seguito di una revisione del processo di primo grado chiesta dal difensore di G.D'A., per il quale l'ex poliziotto sarebbe stato vittima di una congiura, scaturita da dissidi familiari, i giudici di Corte d'Appello riconobbero all'uomo le sole attenuanti generiche per l'assenza di precedenti penali. Ora la Cassazione ha impresso il suo marchio definitivo su una pena di 7 anni e mezzo di reclusione, ponendo la parola fine ad una vicenda giudiziaria di cui si è tanto parlato, in questi anni, non solo nel Vastese. Soddisfatti della sentenza i legali di parte civile, gli avvocati Giovanni Cerella e Angela Pennetta, i genitori delle vittime e le stesse ragazzine al centro della drammatica vicenda, che hanno oggi 18 e 19 anni e vivono l'una a Vasto e l'altra a Rimini. La terribile storia d'infanzia violata emerse proprio a Rimini, quando la cugina che lì vive e che aveva cominciato a mostrare tendenze autolesionistiche e suicide, avendo sentito dire da suoi genitori che volevano recarsi in vacanza con la famiglia proprio in casa dello zio, temendo per se stessa e per una sorellina più piccola, trovò il coraggio di aprirsi con la psicologa presso la quale era in cura, raccontandole gli abusi subiti, andati avanti per anni. La vicenda sollevata dalla ragazzina trovò poi riscontro nelle identiche denunce nei confronti dello zio formulate dalla cugina residente a Vasto. Le indagini che portarono all'arresto di G.D'A. furono piuttosto complesse, perché l'uomo risultava apparentemente al di sopra di ogni sospetto. Addirittura, dopo la condanna in primo grado, il parroco di Scerni, in un'intervista rilasciata a un quotidiano locale, prese le difese di G.D'A., a suo dire persona stimata da tutti, e si disse ''arciconvinto'' del fatto che la terribile storia d'infanzia violata fosse soltanto una grande montatura. L'intervista suscitò non poco clamore e i genitori delle vittime sollecitarono il vescovo di Chieti-Vasto a prendere posizione nei confronti del sacerdote.

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