Investire e fare impresa nel Vastese è ancora possibile? È questa promettente domanda ad aprire l’iniziativa di ieri a Cupello a cura dell’associazione Lavoro & Welfare, presentata qualche giorno fa in una conferenza stampa bipartisan da Nicola Argirò e Camillo D’Amico.
Ospiti di livello per parlare delle difficoltà della «zona più sofferente d’Abruzzo», come l’ha definita lo stesso D’Amico: l’onorevole Matteo Colaninno, il senatore Giovanni Legnini, il vicepresidente della Regione Abruzzo Alfredo Castiglione e il presidente della Provincia di Chieti Enrico Di Giuseppantonio, oltre ai padroni di casa Angelo Pollutri (sindaco di Cupello) e Camillo D’Amico e a tanti sindaci della zona. Ci sono anche imprenditori e dirigenti delle grandi aziende in grado di illustrare le carenze con le quali convivono. E la fotografia che ne viene fuori non è confortante.
«Mancano investimenti importanti da vent’anni – apre il presidente dell’Asso Vasto, Gabriele Tumini – Siamo carenti di infrastrutture, la Pilkington per raggiungere la Germania impiega due giorni, un fatto che la dice lunga sulla competitività delle nostre aziende». Rincara la dose Pietro Rosica, vicepresidente di Confindustria: «La mia azienda si occupa, tra l’altro, di manutenzione dei treni. Un nostro progetto in grado di creare 300 posti di lavoro in val di Sangro, in Abruzzo non ha ottenuto risposte, ma a Bari sì, perché? Ormai gli imprenditori hanno capito che è meglio mettere i propri soldi in banca, piuttosto che investirli e rischiare in un’impresa sul territorio. Sui trasporti: presto la Germania dirà stop ai traffici in entrata su gomma, come faremo? Non abbiamo porti all’altezza e non vendere in Europa significa non vendere ai Paesi di tutto il mondo».
È il direttore della Pilkington, Graziano Marcovecchio a dipingere un quadro completo che va dalla politica alle difficoltà aziendali: «Ci stiamo avvicinando a una delle primavere più complesse della storia italiana e l’attuale scenario politico frammentato ci preoccupa. La crisi c’è e la sfida per superarla è stata raccolta dalle aziende e dai sindacati, manca la terza parte: la politica. Siamo in difficoltà atroci. L’Italia ha ottimi strumenti di welfare per la salvaguardia dei posti di lavoro che ci invidiano all’estero e la recente riforma del mercato del lavoro ne sta eliminando alcuni. Io spero ci sia ancora il tempo per un ripensamento. Il tasto dolente dei trasporti causa forti ritardi con i nostri competitori interni in Polonia. Penso anche alla strada Quadri-Villa Santa Maria di cui si parla da vent’anni. Se serve per salvare i seimila posti di lavoro della Sevel, fatela. Vista la situazione, noi proporremo a breve l’istituzione di un treno regionale: partirà a un’ora prestabilita da Pescara e le medie e piccole aziende che vorranno, potranno attaccarvi un vagone merci. Sulla tassazione, riconsegnate un punto di Irap alle aziende e rivedete l’assegnazione dei fondi Fas: bisogna individuare le emergenze e destinarli su pochi progetti, ma importanti».
La sequenza di interventi degli altri imprenditori presenti non cambia registro. I punti sono sempre gli stessi. «Abbiamo strade e ponti rotti. Le strade più corte sono inagibili. Abbiamo problemi con l’Anas che per tutto agosto non ha saldato le fatture. Le amministrazioni pubbliche, inoltre, non pagano in tempo per rispettare i patti di stabilità. Ricevo continuamente chiamate di imprenditori in grave difficoltà», afferma Antonella Marrollo dell’Ance.
A questo si aggiungono i tempi biblici della burocrazia e delle banche denunciati da Tonino Marcello, imprenditore e assessore provinciale.
Confortante la relazione di Marco Mari, dirigente della Denso, che ha ripercorso le tappe del salvataggio della Denso da una grave crisi e ha posto l'accendo sul capitale umano, tema, questo a lui molto caro. Oggi nello stabilimento c’è un investimento di 50 milioni di euro in nuovi impianti e un forte raccordo con la formazione sul territorio. Anche lui chiama a un intervento su logistica e trasporti. Precede gli interventi degli amministratori Germano Di Laudo (Cgil): «È passato il tempo del confronto, è il tempo delle decisioni».
Paradossalmente gli interventi di chi è chiamato a prospettare concrete azioni per il Vastese – come da volantino – prosegue in linea con gli imprenditori con l’elenco delle problematiche. Un preoccupato Alfredo Castiglione, vicepresidente della Regione: «Perché una grande impresa dovrebbe venire in Abruzzo? Mancano i servizi essenziali e c’è troppo campanilismo. Sono d’accordo con la rimodulazione dei fondi Fas. L’altra priorità è la banda larga. Sui trasporti stiamo realizzando con la Sangritana il collegamento ferroviario Vasto-Gaeta che poi arriverà anche a Napoli».
Gli interventi si susseguono, con Colaninno che incalza – «devo rientrare a Roma» –, tra verità inconfutabili – «Non si può pensare a un Abruzzo senza Honda, Sevel, Pilkington e Denso», «Siamo tutti chiamati allo snellimento della burocrazia», «Problemi che ci trasciniamo da decenni» ed elenchi di problematiche immutabili.
Chiude Matteo Colaninno: «Non sono io a dover fare le conclusioni. Dagli interventi ho capito che la zona non ha solo problemi, ma anche professionalità e competenze. Prendiamo esempio dalla Germania, anche lei era in grave crisi nel 2000, ma ha saputo risollevarsi». Di prospettive nel Vastese, come annunciato dal volantino, si è parlato poco e niente, ma l’occasione è stata utile per dar voce agli imprenditori e scattare una fotografia reale dell’impresa nel Vastese. Le richieste sono sempre le stesse, confermate anche dagli amministratori regionali e provinciali, perché non soddisfarle? E la risposta all’interrogativo iniziale? Forse è nelle dichiarazioni stizzite e disilluse di qualche imprenditore all’uscita dal convegno: «Sono vent’anni che parliamo delle stesse cose e nessuno fa niente! Decidano i progetti da portare avanti, ma li realizzino!»
Fotoservizio di Natalfrancesco Litterio