Quadri dei Palizzi nella Pinacoteca di Palazzo d'Avalos: 'Tenuti così, rischiano di rovinarsi irrimediabilmente'

Lancia l'allarme l'artista vastese trapiantato a Firenze Mario Pachioli: 'Preoccupa l'esposizione alla luce'

a cura della redazione
29/08/2012
Attualità
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“Tenuti così, rischiano di rovinarsi irrimediabilmente. Ed è un peccato, oltre che un danno notevole”.

 

A lanciare il grido d’allarme è Mario Pachioli, artista vastese trapiantato a Firenze, riferendosi ai preziosi e pregevoli quadri dei fratelli Palizzi esposti presso la Pinacoteca di Palazzo d'Avalos.

 

“Recentemente – prosegue Pachioli, nei giorni scorsi in villeggiatura nella sua città di origine – ho visitato la Pinacoteca, in occasione della mostra dedicata al mio maestro Vincenzo Canci, e devo dire che ho notato alcuni segni distintivi di deterioramento delle opere di Palizzi, che sono un patrimonio di inestimabile valore per la città. Sono esposti troppo a lungo al sole, senza alcun accorgimento. Non mi riferisco alla temperatura o all'ambiente che dovrebbe essere sempre deumidificato – prosegue Pachioli - ma almeno una maggiore attenzione ci vorrebbe per quanto riguarda l'esposizione alla luce. Basta guardare le etichette di questi quadri per rendersi conto che sono sbiaditi, figuriamoci la pittura che, su tela, è ancora più delicata. Vi porto l'esempio di Casa Buonarroti, a Firenze, dove ho il privilegio di insegnare. Le sale del palazzo seicentesco di via Ghibellina 70, che ospitano dipinti, sculture, maioliche, reperti archeologici e disegni autografi di Michelangelo, sono illuminati da una luce indiretta, è impensabile che un fascio di luce esterna possa posarsi su uno di questi dipinti. Dovrebbe essere così anche per la Pinacoteca di Palazzo d'Avalos dove le opere di Filippo Palizzi rappresentano un bene prezioso da salvaguardare per le generazioni future. Così esposte, queste tele rischiano di sbiadirsi tra meno di 30 anni. Mi rendo disponibile – conclude Mario Pachioli, che recentemente ha realizzato una medaglia raffigurante il volto del maestro Vincenzo Canci – a dare un contributo di esperienza a chi gestisce il Museo, perché oltre alla chiusura ed all'apertura delle sale ci possa essere sempre più attenzione alla salvaguardia ed alla valorizzazione dell'immenso patrimonio artistico e storico che abbiamo”. 

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