La bramosia del possedere e dell'avere, le 'scorciatoie' e la dolorosa e terribile fine di Albina Paganelli

Forti richiami del parroco di San Nicola ai funerali della pensionata uccisa a coltellate a San Salvo

a cura della redazione
17/08/2012
Attualità
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“La bramosia del possedere e dell’avere porta a delle terribili scorciatoie con conseguenze dolorosissime come questa di Albina”: è uno dei passaggi dell’omelia di Don Domenico Campitelli, parroco di San Nicola a San Salvo.

 

E’ in questa chiesa che sono stati celebrati, oggi pomeriggio, i funerali di Albina Paganelli, la pensionata 68enne di San Salvo, uccisa a coltellate, in un tentativo di rapina, il 14 agosto, in piena notte, nella sua abitazione di via Fedro. Con Don Domenico, sull’altare, c’è Don Stellerino D’Anniballe, parroco di San Pietro a Vasto, familiare della vittima. E' pieno il sacro tempio nel quale trovano posto i più stretti congiunti della pensionata, conoscenti, amici, gli amministratori locali, il sindaco Tiziana Magnacca in testa, e tante persone ancora attonite e sconvolte per il gravissimo fatto di sangue consumatosi alla vigilia di Ferragosto.

 

“E’ un episodio che non può lasciare indifferenti – dice Don Domenico Campitelli -. Non possiamo e non dobbiamo volgere lo sguardo dall’altra parte, perché questo è un fatto che ci riguarda tutti, come familiari, come credenti, come comunità cittadina. Il regno dei cieli è come un tesoro nascosto nel campo, oggi giorni però troppo spesso si smarrisce il significato profondo di quel tesoro. Lo si confonde e lo si immagina solamente come un benessere materiale da utilizzare e da consumare immediatamente”. Punta poi sugli ‘averi’ e sulle ‘scorciatoie’ per ottenerli, il presule. “La bramosia del possedere e dell’avere – rimarca - porta a delle terribili scorciatoie con conseguenze dolorosissime come questa di Albina”.

 

Poi l’appello: “Con questo delitto raccapricciante invoco un ravvedimento delle coscienze in molti. Auspico un cambiamento di rotta nella vita delle persone a partire da coloro che delinquono e conducono una vita nel peccato, tuttavia il richiamo barbaro e sensuale del mondo sembra aver preso il sopravvento nelle esistenze di molti uomini, facendogli dimenticare quel minimo rispetto della dignità umana che sta alla base della convivenza civile. Oggi la persona – evidenzia ancora don Domenico - sembra valere meno di quello che possiede, oggi l’uomo sembra contare meno del denaro. I beni materiali appaiono come i nuovi idoli del mondo moderno e per possederli, per averli, per godere della loro effimera consistenza si arriva persino a uccidere senza pietà. Tutto questo però è un inganno profondissimo, rappresenta una menzogna raccontata a ognuno di noi. Occorre ricordare, infatti, che la violenza dell’uomo sull’uomo è un’offesa gravissima a Dio alla quale prima o poi si dovrà rispondere, perché la vita umana è sacra sempre e non può essere vista – affermava il beato Giovanni Paolo II – come un oggetto di cui disporre arbitrariamente, ma come la realtà più sacra e intangibile che sia presente sulla scena del mondo”.

 

Non manca un richiamo alla classe politica, amministrativa e dirigente: “A coloro che sono impegnati nella politica e nel sociale voglio dire mirate al bene comune, quello pieno che vi fa impegnare nello sviluppo e nella solidarietà, nella sicurezza e nella tutela della vita, molto più e molto prima che nella riparazione dei danni”. E ai giovani: “Mirate a quegli ideali che danno senso al presente e al futuro, guardate alla vostra speranza fidandovi di educatori nella verità che vogliono il vostro bene senza strumentalizzazioni di comodo, non maledite nessuno per rabbia e abbiate fiducia: il mondo cattivo può essere sconfitto. Il nostro tempo è ormai contraddistinto da un incredibile paradosso. Pur conoscendo luminosi esempi di generosità e di dedizione al servizio della vita è caratterizzato anche da un triste scenario di crudeltà e di dolore. Si tratta di una tragica spirale di morte alla quale però possiamo e dobbiamo opporre la nostra fede e la nostra speranza in Cristo. L’uomo può uccidere il corpo – conclude Don Domenico Campitelli -, ma l’anima della persona in attesa della resurrezione totale vive in Dio e Albina oggi diviene l’angelo della sua famiglia diviene l’angelo di tutta la nostra comunità. La preghiera di suffragio è per lei, la riflessione è per noi che continuiamo a essere i pellegrini invitati come siamo a tenere in considerazione la nostra chiamata che viene da Dio”.

 

FOTO di ERCOLE MICHELE D'ERCOLE

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