Lettera aperta a Paolo Scaroni: 'La storia non si cancella'

A scrivere all'amministratore delegato dell'Eni è Stefano Comparelli (Fare Verde)

Stefano Comparelli (Fare Verde Vasto)
07/08/2012
Attualità
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Gent.mo dott. Scaroni, se permette vorrei raccontarle una storia di emigrazione che risale a più di 90 anni fa, quella di Antonio e Antonietta. Antonio giovane militare di Conca della Campania addetto dal governo a quella che allora era chiamata ”la requisizione del grano”, fu inviato, proprio con tale compito, nella città di Vasto dove conobbe la giovane e bella Antonietta. Nacque un tenero amore che agevolato dalla famiglia di lei portò ben presto alle nozze che, per quanto un piacevole evento, comportarono per Antonio la perdita del lavoro poiché all’epoca era interdetto il matrimonio per i militari prima dei trent’anni.


L’arrivo di un figlio e l’assenza di un lavoro che permettesse di pensare serenamente al futuro portarono Antonio alla decisione di partire per gli Stati Uniti d’America. E così fu. Tre mesi dopo la nascita del piccolo Mario, Papà Antonio si imbarco come clandestino alla volta degli States. Arrivato in America ad attenderlo vi era la polizia che lo arrestò come clandestino. Passò qualche mese in carcere. Celebrato il processo fu liberato e gli venne concessa la cosiddetta Green Card che permette a coloro che non sono ancora cittadini americani di risiedere in america e cercarsi un lavoro. Dopo varie peripezie, Antonio si stabilì a Pittsburgh nello stato della Pennsylvania città meglio nota per le sue acciaierie. E proprio in una di queste Antonio trovò un lavoro stabile, duro ma stabile, che gli permetteva di mandare  soldi ad Antonietta per aiutarla a crescere il piccolo Mario. Più volte Antonio scrisse ad Antonietta chiedendole di raggiungerlo per riunire finalmente la famiglia, scelta che Antonietta, che più di ogni cosa aveva a cuore la crescita di Mario, rinviava costantemente. Ad un ultimatum di Antonio arrivato dopo 24 anni nel 1950, poiché nel frattempo Mario era ormai un giovanotto, Antonietta decise di raggiungere il marito in america comprendendo che diversamente lo avrebbe perso. Chi a quel punto perse entrambi i genitori fu proprio Mario che a 24 anni parti anch’esso per proseguire gli studi universitari prima a Roma e poi a Napoli. Mario dopo essersi laureato si sposò con una ragazza conosciuta nel periodo Napoletano degli studi. Desiderio di Mario era quello di poter conoscere finalmente il padre grazie al quale aveva potuto studiare e laurearsi per diventare un chimico . All’età di 37 anni Mario realizzo il suo sogno di poter incontrare il padre perso all’età di soli tre mesi a partì con la sua sposa alla volta anch’esso degli Stati Uniti e lì potè riabbracciare finalmente il padre e la madre. Caro Dottor Scaroni  questa le apparirà una delle tante storie di emigranti del sud, o del nord, ha poca importanza, ma a dispetto di quanto lei ha affermato sull’emigrazione durante il suo discorso a Vasto le assicuro che Antonio non trovo così entusiasmante emigrare . Me lo disse lui quando, dopo tanti anni, nel 1971, tornò in Italia. Me lo raccontò una sera di inverno, mi ricordo che io ero ai piedi del suo letto, gambe incrociate e gomiti poggiati sulle ginocchia, intento ad ascoltare un racconto molto simile a quelli che leggevo a scuola. E mentre lui si spogliava e si metteva il pigiama per andare a letto, rimasi sconvolto nei miei nove anni quando vidi la sua schiena nuda martoriata e bruciata e pensai a qualche brutta ferita di guerra visto che molto “fortunosamente” Antonio, essendo nato nel 1900, di guerre se ne era fatte ben due. Mi sbagliavo, quelle atroci ferite mi disse furono provocate dalle colate di acciaio fuso che ogni giorno schizzavano dalle caldaie e colpivano la schiena degli operai, giratisi a proteggere il viso, bucando e bruciando vestiti e carne . Antonio era mio nonno lo avrà capito, Antonietta mia nonna, non la conobbi mai. Mio nonno ci lasciò una sera d’estate del 1981 esattamente dieci anni dopo il suo ritorno in Italia e Mario mio padre ha accompagnato la mia vita e quella di mia Madre e mio fratello fino al gennaio del 1986 quando un infarto lo strappò dalla nostra vita ma non dai nostri cuori.


Queste sono cose che non si cancellano e quello che sono diventato lo devo anche e soprattutto a lui, mio nonno Antonio e a mio padre Mario anch’esso emigrante per necessità. Capisco che per una persona, considerata importante come lei, questa, come altre storie di emigrazione, possa apparire un racconto privo di significato ma le posso assicurare che assume invece una fondamentale importanza per chi nella vita ha dovuto contare solo su se stesso e la propria famiglia. Immagino non possa comprendere cosa significhi, lei che ha potuto sempre contare sulla protezione di potentati amici che, a dispetto di ogni condanna giudiziaria o etica offrono una facile riabilitazione o addirittura un rinnovato Status Sociale del quale persone come lei si sentono fortemente investite, di diritto, quasi per discendenza dinastica. Ed in virtù di questa ritrovata verginità sociale, quasi dimenticando il suo passato giudiziario invece noto ai più, in forza di un premio, inventato anche nelle motivazioni che lo hanno determinato, sente il diritto dovere, forse anche in funzione del suo, a dir poco inappropriato, accostamento ad Enrico Mattei di fornire lezioni ed insegnamenti sull’economia, sulla società, sulla civiltà.


Caro dott. Scaroni non dia retta a questa politica “Fantoccio” che l’ha accolta a Vasto, lei non solo non è stato il benvenuto, ma non ci interessa né la sua beneficenza fatta con soldi facilmente recuperabili con minimi aumenti sui carburanti, né gli investimenti dell’azienda che rappresenta. Non ci interessa la visione “fossile” che la sua azienda ha del futuro né la sua propensione verso il nucleare. Non ci interessa il suo pensiero Marchionnistafilonordistadidascalista di quando propone la sua lezione, peraltro mai richiesta, su come la gente del sud dovrebbe comportarsi nel mondo del lavoro. Non ci interessano le sue ricette perché, scusi la malafede, provengono da uno che considera populista l’ambientalismo  italiano e oltre ad essere l’Amministratore dell’ENI  sta anche nei CDA di multinazionali come Veolia Environments che guarda caso hanno interessi negli inceneritori, nel nucleare, nel controllo dell’acqua e chi più ne ha. Caro Scaroni quella di Antonio e Antonietta è stata solo una storia da raccontare magari ai nipoti che verranno ma, lei mi insegna, la storia non si cancella, ne quella di mio nonno Antonio e neanche quella sua, per quanto lei e i suoi “Amici” in Italia o Kazakhstan possiate fare. Saluti.


Stefano Comparelli
Resp. Fare Verde vasto

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