"Una giornata memorabile", secondo le parole del sindaco-alpino di Schiavi di Abruzzo, Luciano Piluso, quella vissuta nel piccolo centro montano del Vastese.
Una pagina di storia quella scritta domenica 8 luglio dalla sezione Associazione Nazionale Alpini di Schiavi e Castiglione Messer Marino, con l'inaugurazione del suggestivo Monumento dedicato all'Alpino e al suo fidato mulo. Una massiccia presenza di pubblico che è andata ben oltre le più rosee aspettative della vigilia, con quasi mille e cinquecento 'penne nere' che hanno preso d'assalto il tetto dell'Alto Vastese.
In mattinata, dopo un primo rinfresco offerto dall'amministrazione comunale, la cerimonia della deposizione di una corona di alloro presso il monumento ai Caduti, alla presenza di tutti i gagliardetti e dei labari delle varie associazioni alpini di Abruzzo e Molise schierati. Il corteo si è poi portato alle porte della villa comunale La Rotonda, dove le autorità civili e militari presenti hanno salutato i presenti. "E' un giorno memorabile per Schiavi di Abruzzo. - ha detto il sindaco, Luciano Piluso, sfoggiando orgogliosamente il berretto degli alpini - Questo monumento e questa festa vogliono essere un segno di riconoscimento agli alpini da parte del nostro paese. Gli alpini sono stati e sono ovunque, sugli scenari di guerra e dove c'è ancora bisogno di salvaguardare e garantire le regole della convivenza civile. Gli alpini, con il loro spirito di abnegazione, ci insegnano ad essere solidali con il prossimo che ha bisogno". A seguire il saluto del consigliere regionale Paolo Palomba che, a nome dell'istituzione Regione, ha annunciato che il prossimo raduno nazionale degli alpini si terrà proprio in Abruzzo, a L'Aquila. Un evento di portata nazionale che si tradurrà in un fiume di denaro che arriverà in una zona dell'Abruzzo duramente colpita dal terremoto.
Il cavalier Biagio Rossi, alpino e reduce pluridecorato dell'ultima guerra mondiale, ha commosso la folla presente al grido di "Dio, Patria e Famiglia". "Noi vecchi alpini siamo stati testimoni oculari di tanti nostri commilitoni che hanno immolato la propria gioventù per difendere i sacri confini della Patria, le proprie famiglie, i figli e le spose". Il notaio Vittorio Colangelo, alpino dal 1941 al '46, ha ricordato, con la voce rotta dalla commozione, i tanti commilitoni di Schiavi che in guerra hanno perso la vita. Tra tutti la storia nella storia di Bambino Zanna, il quale, nonostante fosse rimasto ferito, non esitò a partecipare alle operazioni militari del suo plotone, cadendo coraggiosamente in battaglia. Brevi saluti anche da parte di Antonello Di Nardo, vicepresidente vicario dell'Associazione Alpini Abruzzo, di Remo Tucci, responsabile della sezione Alpini di Schiavi di Abruzzo. Quest'ultimo ha ringraziato Alfonso Iavicoli, capogruppo della sezione di Castiglione Messer Marino e Achille Cirulli, mente e cuore dell'imponente manifestazione.
Toccante la celebrazione eucaristica in suffragio di tutti i caduti, presieduta dal vescovo della curia di Trivento, monsignor Domenico Scotti. "Dagli alpini dobbiamo imparare lo spirito di sacrificio e di aiuto fraterno. - ha detto il presule nel corso dell'omelia - Uomini sempre a disposizione dei fratelli bisognosi, come abbiamo potuto ammirare sulle scene del terremoto sia a L'Aquila che oggi in Emilia". Prima della solenne benedizione finale l'alpino in congedo Alfonso Consilvio, classe 1929, ha recitato a memoria le bellissime parole della preghiera dell'alpino. Dopo la Messa, il vescovo ha benedetto la statua equestre dell'alpino, straordinaria opera d'arte realizzata da Armando Marinelli e Paola Patriarca presso i laboratori artistici della pontificia fonderia Marinelli di Agnone. L'interminabile parata delle Associazioni Alpini di Abruzzo e Molise ha chiuso la giornata dedicata all'alpino e ai caduti di tutte le guerre. Un fiume di penne nere, coperte dal tricolore, ha sfilato lungo le strade del paese che a stento è riuscito a contenere l'enorme massa umana.
Una giornata di festa, ma anche un'occasione per rispolverare e riscoprire antichi valori, scolpiti nel cuore degli alpini come sulla nuda roccia o sul bronzo: onore, patria, fedeltà, servizio, cameratismo, onestà e dedizione, aiuto fraterno; parole che oggi rischiano di scomparire per sempre dal vocabolario.