Dipendente comunale muore in servizio, Comune e Provincia condannati a risarcire

L'uomo cadde da un ponticello senza alcuna protezione a Schiavi. La sentenza 10 anni dopo

Francesco Bottone
31/05/2012
Attualità
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Dipendente comunale muore in servizio, Provincia e Comune condannati in solido a risarcire duecentodiecimila euro alla famiglia.

 

Dieci anni. Tanto hanno dovuto aspettare i famigliari di Antonio Falasca, dipendente del Comune di Schiavi di Abruzzo, per avere giustizia. L’uomo, classe 1948, lavorava alle dipendenze del Municipio quando, nel giugno del 2001, rimase coinvolto in un incidente sul lavoro. Mentre era intento a svolgere le sue mansioni in frazione Taverna, lungo la provinciale che scende dall’abitato di Schiavi verso la fondovalle Trigno, perse l’equilibrio e cadde all’indietro da un ponticello stradale privo di qualsiasi protezione. In seguito al violento impatto col suolo, dopo un salto di alcuni metri, Antonio Falasca riportò una frattura vertebro-midollare.

 

Dal 6 giugno 2001, giorno dell’incidente, iniziò per l’uomo un lungo calvario ospedaliero. Fu ricoverato presso il policlinico “Gemelli” di Roma, successivamente fu ospite di una struttura riabilitativa a Imola, per poi finire i suoi giorni tra gli ospedali di Gissi e di Vasto. La sua lunga sofferenza ebbe fine nel marzo del 2002, quando trovò la morte proprio per le complicazioni sopraggiunte a causa della brutta caduta. Si aprì allora una lunga e per certi versi antipatica querelle con l’amministrazione comunale di Schiavi di Abruzzo. I famigliari del dipendente defunto, infatti, chiesero, ma invano, un risarcimento per i danni subiti a causa di quell’incidente sul lavoro. Vista l’impossibilità di trovare un accordo con il Municipio, la moglie e le figlie di Falasca si trovarono costrette ad intentare, siamo ormai nel 2005, una causa civile contro l’amministrazione comunale, alle cui dipendenze aveva lavorato il parente deceduto, e contro la Provincia di Chieti, ente gestore della strada sulla quale si verificò l’incidente. Dopo dieci anni dalla morte di Antonio Falasca, la famiglia, nei giorni scorsi, ha ottenuto una prima vittoria giudiziaria. La sentenza di primo grado emessa dal tribunale di Vasto condanna infatti, in via solidale, al risarcimento di duecentodiecimila euro, sia il Comune di Schiavi che la Provincia. Secondo il giudice il Municipio, in quanto datore di lavoro del dipendente deceduto, è responsabile di non aver messo in atto tutte le norme di sicurezza e prevenzione atte ad impedire il verificarsi di incidenti sul lavoro. La Provincia, invece, risponde dell’assoluta mancanza di protezioni ai margini della carreggiata della stada. Il ponticello, infatti, non era provvisto di ringhiere o barriere, quelle strutture di sicurezza che avrebbero potuto evitare la fatale caduta all’operaio. Protezioni tra l’altro, che ad oggi, più di dieci anni dopo, non sono state ancora realizzate.


«Una prima sentenza importante, che deve servire da monito per tutte le amministrazioni pubbliche relativamente al tema della sicurezza sui posti di lavoro», commenta, con soddisfazione, l’avvocato Tommaso Pugliese, legale della famiglia degli eredi Falasca.

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