Il cardinale Tettamanzi a Vasto: 'Responsabili dell'eredità donataci, ma anche del futuro'

Dialogo con il vescovo Bruno Forte al Teatro Rossetti sul rapporto tra Chiesa e mondo 'alla luce del Concilio Vaticano II'

a cura della redazione
12/05/2012
Attualità
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"Ho l'impressione che tanti cristiani che sono impegnati nella Chiesa e quindi sono preoccupati nello scegliere la strada giusta per camminare secondo il Vangelo rischiano talvolta di essere nostalgici di un passato che non torna più oppure di esaurire il loro impegno nell'attimo che sta sfuggendo di mano in mano. Ma ci sono anche quelli che sono profeti, guardano al domani e quindi hanno l'audacia di fare delle scelte che richiedono un coraggio particolare, perché noi siamo responsabili non soltanto dell'eredità che ci è stata donata, ma anche del futuro".

 

Così, ieri a Vasto, il cardinale Dionigi Tettamanzi, ospite al Teatro Rossetti, in un evento che lo ha visto dialogare con il vescovo della diocesi di Chieti-Vasto, monsignor Bruno Forte, sul tema "Il rapporto tra la Chiesa e il mondo alla luce del Concilio Vaticano II'

 

Un appuntamento che ha interessato e coinvolto il numeroso pubblico presente che ha partecipato all'evento con numerose e pertinenti domande. Monsignor Forte ha introdotto il tema del dibattito attraverso la lettura di una lettera di monsignor Loris Capovilla, molto conosciuto a Vasto, segretario particolare del Papa Giovanni XXIII, protagonista del Concilio Vaticano II, sottolineando l'importanza dei cambiamenti che hanno segnato quel grande evento. "Alla luce del Concilio Vaticano II - ha infatti dichiarato Forte - la Chiesa non si pone dirimpettaia al mondo, ma nel mondo, mescolata alla storia, agli uomini. Una Chiesa che non ha paura di riconoscere i suoi limiti e le sue colpe, ma sa di essere come un vaso di creta che porta un tesoro di valore incommensurabile: questo tesoro è Cristo Risorto". 

 

Quindi, con la sollecitazione dalle domande preparate dal Consiglio pastorale diocesano, la parola è andata al cardinal Tettamanzi: "Il senso del discernere i segni del tempo è quello di chiedersi come vanno oggi la Chiesa e la società e come dovrebbero andare. La scelta dell'oggi condiziona il nostro domani, in qualche modo addirittura lo anticipa. Ho l'impressione che tanti cristiani che sono impegnati nella Chiesa e quindi sono preoccupati nello scegliere la strada giusta per camminare secondo il Vangelo rischiano talvolta di essere nostalgici di un passato che non torna più oppure di esaurire il loro impegno nell'attimo che sta sfuggendo di mano in mano. Ma ci sono anche quelli che sono profeti, guardano al domani e quindi hanno l'audacia di fare delle scelte che richiedono un coraggio particolare, perché noi siamo responsabili non soltanto dell'eredità che ci è stata donata, ma anche del futuro".

 

Molte anche le domande dal pubblico che hanno impreziosito e concluso l'incontro.

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