Domenica 22 aprile mattina sulla pista ciclabile della Marina ho assistito ad un siparietto. L’amico Michele Tana che faceva delle foto per documentare la manifestazione “Dune in festa” veniva quasi investito da un signore di mezza età che “correva” sulla sua bici.
Con tono molto maleducato il ciclista, che giungeva alle sue spalle, a voce alta disse al giornalista: “Ma ‘ndi schinze?” (ma non ti scansi?) Michele mi guardò e commentammo (sorridendo) l’accaduto. “Di maleducati è pieno il mondo”.
Il 25 aprile passeggiavo con mia moglie all’altezza dei Bagni da Fernando quando due (belle) signore mi chiesero: “La pista è solo ciclabile o anche pedonale?” Aggiunsero: “A noi sembra che i frequentatori di quello spazio siano più pedoni che ciclisti”. Io, dopo aver aggiunto che i ciclisti erano tutti sul tratto di “marciapiede” che da piazza Rodi raggiunge la Bagnante, chiesi il perché di quella domanda e loro di rimbalzo risposero che erano state insultate da un ciclista che le “invitava” a non passeggiare nello spazio dedicato “esclusivamente” alle bici. Mi accompagnarono poi dinanzi al cartello che dice (anche in inglese) “Pista ciclopedonale” e continuammo a parlare sulle perplessità inerenti l’argomento.
Devo riconoscere che già da tempo il problema è stato sollevato e trattato sugli organi di informazione, ma come spesso avviene gli argomenti si affastellano e se ne perde la memoria. Io in qualità di architetto potrei dare risposte tecniche e come cittadino potrei polemizzare. Invece, in attesa che chi di dovere sistemi adeguatamente quel percorso, chiedo cortesemente a tutti di lasciare da parte l’egoismo e “dividere” educatamente lo spazio. Invito i ciclisti a non trasformare la pista in “velodromo” e i pedoni a far più attenzione a coloro che usano le due ruote (a pedali). Dopotutto si va da quelle parti per… rilassarsi.