Resti romani in piazza Rossetti e una storia che 'puntualmente' riaffiora

Un articolo del 1994 di Giuseppe Catania su 'VastoNotizie' di Nicola D'Adamo: sembra scritto ieri

Nicola D'Adamo (NoiVastesi)
16/04/2012
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Non so quanti di voi si ricordano del mio giornale VastoNotizie (1988-1994) ma molti argomenti di cui parliamo oggi sono stati affrontati - da me e Giuseppe Catania - proprio in quegli anni! Come questo articolo di marzo 1994 (18 anni fa): sembra scritto ieri. E viene citato anche l'archeologo Staffa della Soprintendenza! Il pezzo non è firmato, ma è attribuibile a Giuseppe Catania. Buona lettura. I resti sono affiorati durante i lavori per le nuove condotte idriche. Un anfiteatro romano a Piazza Rossetti. Urne cinerarie scoperte lungo corso Garibaldi: una necropoli nella zona? I lavori in corso per la collocazione delle condotte di adduttrice idrica, lungo via Cavour e ora su Piazza Rossetti, sono stati «bloccati» dai tecnici della Sovrintendenza. II fermo è conseguente al rinvenimento nella parte terminale di via Cavour e l'innesto di Piazza Rossetti, in adiacenza alla Torre di Bassano, di alcuni reperti archeologici. Alcuni giornali hanno parlato di scoperta sensazionale, ma l'episodio non è nuovo, perché, in occasione della messa in opera delle condotte per la distribuzione del gas metano ad uso domestico, allo stesso punto, ci si è imbattuti nella medesima «scoperta». La realtà è che anche gli organi tecnici dell'amministrazione comunale «ignorano» le vicende storico-archeologiche di Vasto, già Histonium, antico Municipio dei Romani, non solo, ma non si sono mai peritati di leggere i testi storici - Luigi Marchesani (Storia di Vasto 1838) - Luigi Anelli (Histonium ed il Vasto attraverso i Secoli) - per citare gli autori più recenti, per rendersi contodella toponomastica cittadina relativa al centro storico. Non è la prima volta, infatti, che si scrive, e noi lo abbiamo fatto con dovizia di particolari, da 35 anni, che sotto Piazza Rossetti si cela l'anfiteatro della romana Histonium, di cui si hanno anche le dimensioni e che la conformazione circolare di Piazza Rossetti, ricalca esattamente le mura perimetrali che delimitavano l'anfiteatro che venne colmato da una allusione tra il 1400 e il 1500. Inoltre, l'esistenza dell'anfiteatro è documentata (C. Svetonius Tranquillus - De XII Caesaribus Trajecti ad num 1672 Lib.Secund. D. Octav Caes Augustus, cap. 46) ed il Marchesani stesso (Storia di Vasto pag. 212) riferisce: «Nobilitava città e colonie la Naumachia, largura in forma di Circo, chiusa da mura, nel quale sotterranei canali introducevano acqua per sostenere le navicelle nelle finte pugne ad esercizio de' soldati e a diletto del popolo». «La nostra Naumachia, attribuita allo stesso Augusto, occupava in contrada de' Garlati, lo spianato in cui si innalzarono poi e il Convento de' Paolotti e le muraglie della Città». Ancora nel 1644, ricorda il Marchesani, «si vedeano i vestigi della ovata e forte fabbrica larga piedi 210 lunga 225, e secondo altri 255». Ove si volesse ancora «ignorare » l'esistenza di mura reticolate frammiste al cocciopesto, tipica tecnica costruttiva romana, fanno bella mostra di sé le vestigia affiorate durante i lavori di ristrutturazione degli edifici di proprietà Centorami e Scarano, per rendersi conto dell'andamento circolare della piazza, proprio perché gli edifici edificati si addossano alle preesistenti mura dell'anfiteatro romano. Tanto per ribadire, ancora una volta, la necessità di richiamare l'attenzione e la responsabilità degli organi dell'amministrazione comunale di Vasto ai quali incombe l'obbligo di vigilare, prima della esecuzione di lavori pubblici nel perimetro del centro storico, onde evitare, come spesso è avvenuto, di dover restare «impantanati»; cantieri e macchinari che ingombrano strade e piazze, con gravissimo danno per la collettività e la paralisi circolatoria che si ripercuote in ulteriore inconveniente. Recentemente è stato rinvenuto anche un tratto di muro reticolato misto a cocciopesto che fa parte dell'arcata perimetrale; altro reperto l'urna cineraria contenente una cassettina in legno (andata distrutta a contatto con l'aria) con le ceneri di un cadavere; alcune ampolle, una di opale, una fibula ed un oggetto in metallo sicuramente ad uso specchio; piccoli recipienti per olii e aromi. Il tutto, secondo gli esperti della Soprintendenza ai Beni Archeologici d'Abruzzo, coordinati dal dott. Andrea Staffa, appartenenti ad una patrizia romana.

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