"Punta Penna non è una riserva di caccia!". Il Comitato cittadino per la Tutela del Territorio, a distanza di qualche giorno, prende posizione sulle dichiarazioni dell'industriale Cesare Puccioni aventi ad oggetto i progetti in itinere per l'area industriale del porto, intervista rilasciata al quotidiano 'Il Messaggerro'. In una lettera aperta gli attivisti del sodalizio si rivolgono direttamente a Puccioni. "Dalle sue ultime dichiarazioni apprendiamo, da appassionato cacciatore qual è, che le riserve di caccia in Toscana sono di molto più estese delle Riserve naturalistiche della nostra costa, ce ne dispiaciamo e, contestualmente, constatiamo come lei, con un certo sarcasmo e francamente spregiudicatezza, rivendichi titoli per ampliare attività oggettivamente impattanti ed 'invasive' per il nostro territorio. Sig. Puccioni, le legittime affermazioni del numero uno di Federchimica omettono di rilevare che l’area di Punta Penna non è più il 'terreno di caccia' degli anni 60, quando in funzione dello sviluppo l’Italia pagò, e sta ancora pagando, uno scempio generalizzato ed indiscriminato del 'bel Paese' che molto spesso, in termini di bilancio, ha portato alla comunità più costi che benefici. Colpisce nelle dichiarazioni soprattutto la sua totale indifferenza al come di fatto si è sviluppata l’intera area in tutti questi anni. Ai vecchi insediamenti, rilascianti inquinanti dichiarati ed in fase decadente, si sono aggiunte iniziative imprenditoriali, sviluppate prevalentemente da operatori locali, commerciali, artigianali nonché turistiche e di svago. Certamente, qualora vi fossero situazioni 'fuori legge', come lei le definisce, vanno sicuramente risolte,ma non fatte oggetto, come sembra di capire dalle dichiarazioni, di intimidazioni o, peggio, ricatti, modalità culturale che siamo sicuri non le appartiene. Parallelamente a questo coacervo di iniziative, quasi a volere nei fatti dimostrare la possibile convivenza, è stata istituita la Riserva naturale ed è in itinere il Parco della Costa Teatina. Non si tratta di un 'contesto particolare', come lei dice, ma una situazione di fatto che, per buona o cattiva sorte,è dovuta a chiare e decise scelte della collettività, che ritiene ormai incompatibile la stessa presenza di impianti ad alto impatto ambientale, figurarsi di nuove aggiunte, con il pregevole unicum ambientale rappresentato dalla Riserva, Parco, Archeologia, coltivi e presenza umana. Il suo appellarsi, solo a vecchie decisioni ed autorizzazioni, non può non tenere conto di tutto ciò. La volontà della cittadinanza vastese, palesemente espressa in numerosi e partecipati incontri pubblici, nelle firme raccolte, nelle sedi istituzionali e persino in riunioni con imprenditori, è decisamente contraria alle centrali a biomasse ed a tutte le ipotesi di allocazione di impianti impattanti sull’ambiente e che paventano rischi per la salute. Questo non in nome della tanto vituperata sindrome del 'Non nel mio giardino', ma per una reale consapevolezza della vocazione turistico- naturalistica del nostro territorio e che sulla salute non si contratta. Pensando alla sua Toscana, le chiediamo se là le consentirebbero, a parità di condizioni ambientali, di realizzare quello che lei ed altri intendono realizzare a Punta Penna. In caso di risposta affermativa, le rivolgiamo un sentito invito a tornare a portare lì, tra i conterranei, lo sviluppo delle sue attività industriali e rivedere magari le sue proprietà a Vasto in chiave di riconversione turistico-ambientale. Siamo convinti che ne deriverebbe un beneficio generalizzato per Vasto e un attestato di stima nei suoi confronti da parte dei vastesi che si sono chiaramente espressi per il futuro sviluppo di quell’area. Ma non dimentichiamo che lei è un industriale e, come ha dichiarato, '... fino a quando posso lo farò. Anche a Punta Penna', così come non dimentichiamo che i politici sono i politici e dovrebbero finalmente cominciare a comportarsi da tali: assumersi nei fatti la responsabilità del territorio e della tutela dei cittadini. Le istituzioni svolgano il loro dovere, da subito e per sempre, che è il motivo stesso per cui esistono. Le decisioni non sono più rinviabili".