Si è svolta stamattina in due momenti distinti la manifestazione organizzata dal Comitato 10 Febbraio, di cui è presidente Marco di Michele Marisi, a ricordo delle vittime italiane delle persecuzioni messe in campo "scientificamente" dagli uomini di Tito, negli anni a cavallo della fine della Seconda Guerra mondiale. A portare la propria testimonianza di quei bui momenti della storia italiana ed europea, davanti a una nutrita rappresentanza di scuole vastesi, Icilio Degiovanni, esule che ha vissuto personalmente quel "pezzo di storia scomoda" che solo negli ultimi anni è stata affrontata in modo critico e riconosciuto. La prima parte della manifestazione si è svolta in piazza Caprioli, dove Degiovanni, il presidente del Comitato di Michele Marisi e il sindaco Lapenna hanno posto una corona di fiori ai piedi del Monumento ai caduti di tutte le guerre. "Migliaia sono state le vittime dei partigiani di Tito - ha dichiarato in apertura Marco di Michele Marisi - uccise e perseguitate per il solo fatto di essere italiane e oltre 350mila i nostri connazionali che hanno dovuto abbandonare le proprie case. Oggi vogliamo ricordare questa tragedia e vogliamo soprattutto che le nuove generazioni conoscano la storia della nostra nazione a 360 gradi, senza le omissioni che per anni sono state operate". A seguire, il saluto del sindaco, che ha sottolineato l'importanza di una "memoria condivisa" e ha ringraziato gli organizzatori dell'evento per la "cocciutaggine" con cui si sono battuti proprio per veder riconosciuta una giornata commemorativa come quella celebrata. "L'amministrazione comunale - ha dichiarato Lapenna - ha sempre partecipato a eventi di questo tipo per ricordare e continuare a rendere onore a quelle vittime. Per troppo tempo questa è stata considerata iniziativa di una parte della politica italiana e non deve essere così: oggi il riconoscimento di quella pagina drammatica arriva dal Presidente della Repubblica e dal Parlamento; e così come ricordiamo altri momenti drammatici della storia europea, noi dobbiamo pensare a questo come un momento collettivo. È tutto il Paese che ricorda e rende onore a quelle vittime". Il consigliere comunale e provinciale, Etelwardo Sigismondi, ha poi portato i saluti delle autorità provinciali, sottolineando come questa giornata "nel periodo di crisi che stiamo attraversando, in cui l'Italia viene continuamente messa in discussione per quanto riguarda la propria credibilità economica e politica, debba essere anche occasione per riscoprire il valore dell'essere italiani, perché è una grande eredità che ci hanno lasciato i nostri padri". A chiudere questa prima parte della manifestazione, la testimonianza di Icilio Degiovanni che ha raccontato la propria esperienza di esule, fuggito da quelle terre e, come tutti gli esuli, male accolto in Italia, perché considerato ingiustamente "simbolo" di quella dittatura fascista che finalmente era stata sconfitta. "Voglio ringraziare le autorità che sono intervenute - ha dichiarato - che hanno dimostrato di aver compreso il dramma di una parte del popolo italiano che non è solo stata vittima di sterminio e genocidio culturale, ma è stata anche vittima di un colpevole silenzio, perché la nostra storia per molti anni ha dato fastidio". Poi tutti nella Sala del Museo Archeologico di Palazzo d'Avalos, in cui le scolaresche presenti hanno potuto assistere a un piccolo documentario e hanno ascoltato i ricordi e le storie dalla bocca dei testimoni di quella pagina di storia; oltre a Icilio Degiovanni, infatti, ha portato la propria testimonianza anche un'altra esule, la prof.ssa Magda Rover, che ha raccontato dai primi momenti di "sospetto" che qualcosa di grave stava per accadere, al "periodo di terrore" tra l'8 settembre e la fine di dicembre, quando è riuscita a mettersi in salvo con la propria famiglia. Al termine delle testimonianze e a conclusione della manifestazione, un breve momento di confronto con domande e interventi dalla platea.