Acquedotto delle Luci compromesso, Italia Nostra si costituisce parte civile

Nella vicenda giudiziaria l'associazione si aggiunge al Comune di Vasto

Marina Recinelli
21/02/2012
Attualità
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Italia Nostra parte civile nel processo per la distruzione di uno dei pozzi dell’antico Acquedotto romano delle Luci. Il Comune di Vasto si era già costituito lo scorso 16 luglio, ora anche l’associazione per la tutela dei beni storici ed ambientali sarà parte civile nel processo per la distruzione di uno dei pozzi dell’eccezionale opera idraulica, rappresentata dall’avvocato Amerigo Lanza. L’abuso si sarebbe verificato nell’agosto del 2007, durante i lavori di sbancamento per la realizzazione di un edificio privato in via San Michele, opere ancora ferme a seguito di un provvedimento dell’autorità giudiziaria che ha contestato ai proprietari il mancato rispetto delle norme del piano di assetto idrogeologico. La scelta di Italia Nostra va inserita nel percorso che la vede lavorare in sinergia con l’associazione civica 'Porta Nuova' di Vasto, da tempo impegnata in una campagna per la valorizzazione dell’Acquedotto delle Luci. “Dal momento stesso in cui si è verificata la distruzione del pozzo lungo via San Michele, 'Porta Nuova' e la Cooperativa 'Parsifal' di Vasto, avevano iniziato un’azione conoscitiva, segnalando a Comune e Soprintendenza evidenti incongruenze tra la realtà dei fatti e quanto riportato negli strumenti di tutela territoriale – spiegano in una nota i responsabili dell'associazione 'Porta Nuova' -. Un rinnovato impulso è stato dato alle ricerche dal dottor Andrea Pessina, dal 2009 a capo della Soprintendenza, il quale si è attivato per l’acquisizione dei dati necessari ai fini della salvaguardia e della tutela dell’eccezionale testimonianza di ingegneria idraulica romana”. Dalle indagini è emerso che alcuni tratti dell’acquedotto funzionano ancora perfettamente fornendo risorse idriche ad alcuni orti privati; il danneggiamento di lunghi tratti del suo percorso a causa della costruzione di edifici e strade; l’esistenza di lunghi tratti dell’acquedotto privi di qualsiasi tutela, poiché non riportati nella cartografia dei vincoli archeologici del Prg di Vasto. “Il pozzo distrutto nel 2007 lungo via San Michele si trova in uno dei segmenti vincolati – afferma 'Porta Nuova' -. Nonostante ciò, i lavori di sbancamento furono autorizzati senza alcun controllo diretto da parte del personale della Soprintendenza. In realtà, nel marzo 2007 erano stati svolti dei saggi archeologici ma con esito negativo: questo non prova che non ci fosse nulla ma solo che i saggi non erano stati eseguiti con la dovuta diligenza”.

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