L'Oratorio: luogo di incontro e di integrazione

Un'esperienza di confronto e di apertura alle diversità

Miranda Sconosciuto
20/02/2012
Varie
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Il vecchio ed esclusivo ruolo degli oratori come luogo di aggregazione e di incontro di gruppi appartenenti alla sola ed unica religione cattolica sta scomparendo lasciando il posto ad una nuova identità sociale e religiosa. Il rispetto della dignità umana che accomuna ed attraversa tutte le religioni del mondo ed il riconoscimento del valore universale di essa è “pratica” nella solidarietà di gesti quotidiani di accoglienza tra fratelli in nuovi oratori. Lo scorso dicembre, nell’avvicinarsi della ricorrenza del Natale, in qualità di referente e coordinatrice del progetto “Lavori in corso”, presso la “Bottega dell’incontro”, in Via Pampani nel pieno centro storico a Vasto, il parroco della Chiesa di San Giuseppe, don Gianfranco Travaglini, ci ha ospitati nei locali adiacenti la chiesa, per un singolare momento di incontro. In essa le famiglie di extracomunitari, conosciutesi in bottega in questi due mesi di “Lavori in corso”, hanno avuto la possibilità di conoscersi e scoprirsi diversi “negli” e con “gli” altri. L’integrazione nella convivialità di una “tavola dell’incontro” come primo momento di accoglienza è stato importantissimo e fondamentale dal punto di vista sociale. In essa tutti hanno avuto la possibilità di “incontrarsi” e “conoscersi”, intorno ad una familiare tavola, con cibi preparati dagli stessi conviviali, per “scoprire” nuovi mondi nella diversità di usanze culinarie legate alla varietà degli alimenti e alla diversità delle tradizioni presenti nei piatti tipici delle nazioni di provenienza in una cucina dal gusto universale. I diversi piatti sono stati cosi offerti agli altri con gesti solidali di familiarità, cordialità, generosità e disponibilità. Si è respirato uno sano spazio di “integrazione interculturale”, libero da pregiudizi, nella semplicità di in una autentico momento di incontro “con” e “tra” gli “altri” diversi dal “noi” e uguali al “noi” nella universalità e unicità umana. Abbiamo scoperto gli altri nel “noi” e vissuto il messaggio di fratellanza presente nei testi sacri, di molte religioni. “Dio universale” ha concretizzato in noi tutti la sua parola e ci ha accolti senza priorità di nazionalità, se non riconoscendoci come “cittadini del mondo”. Ricordo che in quella occasione un bimbo di 11 anni di Casablanca, di religione musulmana, da appena otto mesi in Italia, nel vedere la croce appesa alla parete mi disse: “Il Dio dei mussulmani non vuole la croce”. Io, con grande semplicità, gli risposi: ”Il mio e il tuo Dio non vuole dividerci ma vuole che ci incontriamo e ci sentiamo fratelli su questa terra”. Perplesso il ragazzo rimase qualche istante in silenzio a riflettere e dopo poco rispose con un sorriso ritrovato in una nuova scoperta di fratellanza in un Dio che accoglie ed unisce. Certo, la strada da percorrere è tanto lunga, siamo ai primi passi, in dicitura di partenza, verso un cammino tutto da scoprire insieme ad “altri”, uomini come “noi” in nuovi luoghi d’ incontro.

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