"Saluto a nome di tutta la comunità monsignor Marco Frisina, nel modo più facile, attraverso le note dell'amicizia: l'ho conosciuto nel 1984, quando don Marco aveva 30 anni ed era sacerdote da due. A vederlo tra gli altri sacerdoti, si capiva subìto che aveva qualcosa di 'diverso': a parte la beatitudine del viso, canticchiava continuamente ed era sempre il referente per la formazione musicale. Con la sua musica e i suoi canti ha accompagnato in preghiera il nostro cammino". Don Gianni Sciorra, vicario zonale della diocesi, ha presentato così il nuovo appuntamento, tenuto ieri al Teatro Rossetti, nell'ambito delle "Questiones Quodlibetales" dell'arcidiocesi di Chieti-Vasto sul tema "La Musica e la ricerca di senso". Prima dell'intervento del vescovo Bruno Forte, con note d'apertura alla chitarra del giovane Davide Di Ienno ed una breve presentazione del sindaco Luciano Lapenna, è stato il prof. Franco Capani, rettore dell'Università Telematica di Chieti, a tracciare un profilo biografico dell'ospite, prima di entrare nel merito del tema del dibattito. "Ci troviamo di fronte a una personalità di grande spessore - ha sottolineato - e saremo lieti di ascoltare da un grande competente come l'Arte della Musica possa moltiplicare e magnificare lo slancio dell'uomo che prega il suo Signore o lo ringrazia. La musica è nata prima dell'uomo, se pensiamo che l'uomo primitivo riuscì a costruire quello che probabilmente fu il primo strumento musicale, il flauto di Pan, attraverso l'osservazione di fenomeni preesistenti, come il vento che sfiora le canne e produce un suono". Monsignor Forte ha ripreso la parola per sottolineare l'importante ruolo della Musica per l'uomo e per la Religione, citando "Le Confessioni" di Sant'Agostino e, come di consuetudine in questi incontri, per porre 'la domanda' intorno alla quale poi si è cimentato monsignor Marco Frisina. "Quando parla dei Salmi - ha spiegato l'arcivescovo - Agostino usa l'espressione 'Psalterium meum, gaudium meum'; quello che colpisce in questa frase è che Agostino usi il possessivo per evidenziare che questi Salmi e questa musica sono qualcosa che egli sente profondamente suo e capace di interpretare il suo animo". A conclusione del suo intervento, Forte ha posto la questione della funzione della musica in un momento di grande crisi economica e spirituale come quello attuale, ponendo la domanda: "Don Marco, tutta la tua vita è stata dedicata a raccontar e musicare la bellezza di Dio; ti chiedo di aiutarci a capire se tutto questo sia un cammino che può aiutare noi, donne e uomini di questa inquieta postmodernità, ad approdare alla bellezza che dia ragione e senso alla vita, all'amore, al dolore, alla morte". La risposta di Frisina si è mossa sulle note del pianoforte preparato per l'occasione, emozionando e illuminando la folta platea che ha assistito all'incontro, svelando i meccanismi profondi che legano la Musica all'anima dell'uomo, un uomo "dotato di metronomo, il cuore, cassa di risonanza e tutte le altre caratteristiche di un un vero è proprio strumento musicale". "La caducità della musica – ha aggiunto – è la sua grandezza. Sì perché ogni esecuzione è diversa da un’altra, irripetibile". Affrontando temi attuali, ha affermato che “oggi si fa poca buona musica, quella con la M maiuscola". Non sono mancati accenni alla sua opera di compositore ed a motivi suonati e cantati in tutte le chiese del mondo, oltre alle musiche composte per diverse colonne sonore di film. Frisina ha concluso il suo intervento auspicando che la musica “possa toccare l’animo di tutti gli uomini per comunicare la pace”.