Progetto dell'eolico in mare: una 'battaglia' non ancora chiusa

La società proponente pensa al ricorso al Consiglio di Stato dopo il 'no' del Tar

a cura della redazione
13/01/2012
Attualità
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La 'battaglia' sembra essere ancora aperta: si parla del progetto di realizzazione di un parco eolico marino, al largo della costa molisana, tra Petacciato e Termoli. A fine dicembre il Tar Molise ha accolto il ricorso degli enti locali contro l’impianto 'offshore' da 162 MW, ma la società proponente, la 'Effeventi' di Milano - anche supportata da Legambiente nazionale - annuncia che chiederà in merito pure il pronunciamento del Consiglio di Stato. Capitoli non ancora chiusi, insomma, quelli della storia dell'eolico in mare, con la prevista sistemazione di 54 turbine da 3 MW di potenza ciascuna ad una distanza dalla costa da un minimo di 5 km ad un massimo di 10, con le pale sollevate di 74 metri sulla superficie del mare ed una parte sommersa con un’altezza variabile da 20 a 50 metri. Progetto al quale avevano manifestato contrarietà anche le amministrazioni comunali di Vasto e San Salvo e la Provincia di Chieti per quella che sarebbe stata la 'compromissione' del paesaggio. Legambiente, che in sede di ricorso, si era costituita al fianco del Ministero dell’Ambiente e della 'Effeventi', ribadisce la sua posizione. Rimarcava Edoardo Zanchini, responsabile del settore energie rinnovabili dell’associazione: “E' ridicolo pensare che degli stuzzicadenti a 10 chilometri dalla costa possano danneggiare il turismo quando gli enti locali autorizzano da anni la costruzione di miriadi di villette sul litorale. Al contrario, potrebbe crearsi un turismo originale, legato all’eolico, come già accade in altre zone d’Europa. C’è una grande ipocrisia perché la costa è stata già distrutta con un’edilizia selvaggia e decine di porticcioli turistici inutili”. Sul sito internet qualenergia.it è riportata una dichiarazione di Gaetano Gaudiosi, presidente della Owemes (Offshore Wind and other marine renewable Energy in Mediterranean and European Seas). "La chiusura all’eolico da parte degli enti locali - dice - potrebbe trasformarsi in un’occasione persa per l’Italia. All’installazione delle pale eoliche in mare si potrebbe riconvertire tutto un settore marittimo che è lo stesso che finora ha fatto trivellazioni per i pozzi petroliferi. Queste società potrebbero lavorare anche all’estero e sarebbe un grosso vantaggio per l’economia italiana. Ma gli investitori rischiano di spaventarsi. Chi viene dall’estero per fare impianti eolici in Italia si trova di fronte non solo le difficoltà dell’iter autorizzativo, ma anche l’opposizione della popolazione e degli enti locali. Però poi l’energia elettrica la vogliono tutti e i consumi aumentano. Certo l’installazione dell’offshore va valutata caso per caso perché in alcune aree può avere un impatto visivo forte. I maggiori vantaggi per l’eolico offshore si hanno quando viene installato lontano dalla costa dove la velocità del vento è maggiore. Ma questo nel caso dell’Italia significa andare in mare profondo, il che fa aumentare i costi. Noi spingiamo per questo tipo di impianti, ma in alcuni casi anche installazioni più vicine alla costa possono essere accettabili. Anche perché in Italia, per raggiungere quote significative di energia prodotta da rinnovabili, dobbiamo cercare di mettere dentro tutto il possibile: oggi l’eolico produce il 3% dell’energia elettrica italiana e dobbiamo arrivare almeno al doppio”.

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